Italiani agricoltori per hobby, ma in grado di produrre, in quanto proprietari di terreni mediamente di un ettaro, tanto olio e vino da etichettarlo e donarlo ad amici e parenti. Con un numero crescente di persone che decidono di spostarsi in campagna, dedicandosi anche ad attività tipiche di questi spazi rurali, l'agricoltura in primis. È quanto emerge dal primo rapporto Nomisma sugli hobby farmer in Italia, basato su 4mila interviste, che sarà presentato alla Fieragricola di Verona il 5 febbraio, in collaborazione con il periodico "Vita in campagna".
La compagine degli hobby farmer è molto variegata: impiegati, liberi professionisti, lavoratori autonomi, dipendenti pubblici, operai, pensionati. Ai contadini per hobby non interessa ottenere reddito dal terreno; sono accomunati dalla passione di coltivare e praticare l'attività agricola, al fine di ottenere prodotti per l'autoconsumo familiare (61,9%), ma anche per stare all'aria aperta (61,0%) e avere la possibilità di risparmiare (24,9%).
Le dimensioni medie dei terreni coltivati non sono marginali: si aggirano su circa 1,3 ettari, spesso comprendenti anche parti a bosco. L'agricoltore amatoriale, nell'identikit fornito dalla ricerca, si caratterizza per il possesso di un terreno agricolo coltivato nel tempo libero (39,4% ha ereditato l'appezzamento; 36% lo ha acquistato, mentre solo il 3,4% sono i casi di affidamento in gestione e l'1,4% le locazioni).
Questo interesse per le attività agricole da parte di non addetti ai lavori è riconosciuto in ambito internazionale come «tendenza in crescita»; a livello italiano, sottolineano i ricercatori, rappresenta «una realtà consolidata», ma mai quantificata perchè sfugge alla rilevazione censuaria. Sta poi oggi assumendo particolare rilevanza, con la crisi economica che porta molti a riscoprire le bontà e la convenienza dei prodotti del proprio orto e frutteto.
Le coltivazioni più praticate riguardano ortaggi, frutta, vite e olivo. Molto spesso (72%) sono accompagnate da processi di trasformazione (confetture e marmellate, conserve, vino, olio, miele, formaggio) - ovviamente su piccola scala - e in qualche caso anche da piccoli allevamenti.
Da un confronto con i censimenti agricoli nel 1990 e nel 2000, continua l'analisi Nomisma, si evidenzia un calo di 1,8 milioni di ettari contestualmente ad una diminuzione di circa 430mila aziende. «Non è pensabile - affermano i ricercatori - che questi milioni di ettari siano stati tutti destinati alla cementificazione.
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