La nuova vita del mercato Ora la bancarella fa tendenza

Dall’abbigliamento fuori dagli schemi al cibo da gourmet. Ecco dove acquistare con stile e convenienza

La nuova vita del mercato  Ora la bancarella fa tendenza

Intanto lì c’è una luce che un metro dopo non vedi e un metro prima neppure. Come se fosse un recinto disegnato dall’alto in mezzo al cemento. Saranno i tendoni bianchi, lo scudo dei camion spalancati, i fiori messi in scena, la verdura procace, i pesci lucidi... Fatto sta che quella lingua sottratta all’asfalto crudo sembra essersi ingoiata una lucciola. E sembra srotolarsi da una bocca che di lei ignora ogni cosa, una bocca che si spalanca in uno sbadiglio annoiato per concederle spazio distratto. Attorno i semafori, la polvere, i grandi store, il 2012, e in un angolo lui: il mercato.

Eternamente provvisorio, vagamente anacronistico, geograficamente insospettabile, tenacemente alla moda. È il mercato rionale, quello con le cipolle sistemate accanto al cachemire, i detersivi vicini ai gioielli, le olive tra le piante e le pashmine. Pare che Socrate adorasse passeggiare per il mercato ogni giorno e quando un amico gli chiese la ragione di quelle visite frequenti, leggenda vuole che lui abbia risposto: «Ci vado per scoprire di quante cose posso fare a meno». Storia antica, i negozi all’aperto. Simbolo sociale contrastato, opportunità economica alterna, privilegio o convenienza, condivisione o solitudine, chip o chic. Ha seguito tutte le stagioni, il mercato, proprio come i prodotti che ha instancabilmente allineato fin dalle prime ore dell’alba sui suoi banchi: primavera-estate-autunno-inverno. Con la fatica e il sacrificio e l’abnegazione degli ambulanti. I tulipani croccanti nel ghiaccio, le zucchine turgide con tutto il fiore attaccato in testa e le tovaglie candide ricamate.

Com’è trendy il mercato, oggi che magari non fa risparmiare un euro ma garantisce ciò che non c’è altrove. Oggi che per i mercati d’Italia si aggirano le signore in cerca di pellicce usate, di piatti decorati, di scarpe all’ultima moda, di padelle anti-aderenti. Oggi che le mamme annoiate li attraversano incastrando i voluminosi passeggini in stretti corridoi, con sommo fastidio degli altri. Oggi che gli adolescenti, evasi dal liceo per l’ora di pranzo, lo percorrono a gruppetti sgranocchiando pollo arrosto e patatine fritte. Oggi che le trend setter li perlustrano a caccia di pezzi vintage (dalle borse alle lampade, dai cappotti ai monili) e che i nuovi chef celebrati dalle tv li sdoganano come orge di sapori autentici, riserve di ingredienti di nicchia. Oggi che, nella bancarella accanto alle fashion victim c’è sempre e ancora lei: l’inossidabile vecchietta, la casalinga habitué che il mercato non lo ha mai abbandonato. Quella che ha sempre guardato i grandi magazzini da fuori e con un po’ di sospetto per via di quei neon, dei troppi marchi, di quelle inutili confezioni pretenziose con dentro porzioni abnormi.

Mentre al mercato, nel suo banco di fiducia, ha sempre potuto acquistare due sole zucchine per volta, un gambo di sedano, un pezzetto di zucca morbida che tanto basta, perché da quando è rimasta vedova il minestrone lo si fa con poco. I capricci e le urgenze. Dai limoni del vuccumprà alle creazioni dell’aspirante stilista no global.

Dalle imitazioni ai pezzi trafugati, a quelli unici: made in mercato e fieri di esserlo. Che infatti vanno a ruba tra le signore in cerca di stupore e di contatti umani trasversali. Com’è chic il mercato.

Con il golfino che magari costa il doppio che in certi negozi ma che sorprenderà tanto l’amica alla prossima cena: «E questa delizia, dove l’hai presa?». Volete mettere la snobbissima soddisfazione di rispondere: «Ma al mercato, mia cara...».

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