Il nuovo disordine mondiale

Mentre qui si discute con il fair play di una rissa da trivio su chi dovrà governare l’Italia, il resto del mondo cambia, in alcune sue parti, alla velocità di un treno in piena corsa. Che poi questo treno investa le nostre certezze oppure no è altra materia del contendere. Basta vedere come si dividono, sul tema, analisti, intellettuali e studiosi vari, da giorno, da notte e da comodino.
Cominciamo con la biografia su Mao Tze Tung, Mao. La storia sconosciuta, che uscirà a maggio, firmata da Chang Jung e Jon Hallyday (Longanesi). Altro che idealismo, Lunga Marcia e altre amenità: qui si spiega che Mao fece morire di fame 38 milioni di persone e altri 30 milioni con mezzi repressivi, e tutto perché non gli sarebbe dispiaciuto conquistare il mondo. A rincarare la dose è Angelo Rinella nel suo saggio Cina (il Mulino), spiegandoci chiaro e tondo che a questa locomotiva economica non sta certo dietro l’idea di riforme costituzionali in senso democratico. Come se non bastasse ci si aggiunge Federico Rampini, che uscirà, sempre a maggio, col suo nuovo rasserenante saggio L’impero di Cindia. Viaggio tra Cina e India, attraverso la nuova superpotenza abitata da tre miliardi di persone (Mondadori), dove si illustra come la delocalizzazione delle imprese, soprattutto angloamericane, riguarda sempre più diffusamente anche il territorio indiano. A conclusioni analoghe arriva Clyde Prestowitz con Tre miliardi di nuovi capitalisti (Piemme). Per l’Occidente, vincere la Guerra Fredda forse non è stato un grande affare. Stati Uniti ed Europa hanno ceduto interi processi produttivi a Paesi che fino a pochi anni fa erano visti come «arretrati». Altri vanno al sodo, come Antonio Cianci, Brigitta Rossetti e Federico Vasoli che pubblicano Investire in Cina (Rubbettino), fornendo un manuale per la conduzione di rapporti d’affari e sociali con gli abitanti dell’ex Impero Celeste.
Partita finita, dunque? Per nulla. Ascoltiamo le altre campane, a partire da Robert L. Heilbroner e dal suo Il capitalismo del XXI secolo (Bruno Mondadori), che mette in luce come il capitalismo sia ben poco compatibile con l’ordine politico autoritario. Dal canto suo, l’economista Tommaso Padoa Schioppa in Europa, la pazienza attiva, sostiene una teoria per cui l’Europa dei 25 sarebbe un nuovo soggetto politico che addirittura potrebbe eclissare gli Stati Uniti.

Secondo Leonard Mark infine, autore di Perché l’Europa guiderà il XXI secolo (Bompiani), il nostro continente s’imporrà sull’inadeguatezza e la violenza dell’impero americano. E poi dicono che non si può essere ottimisti.
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