A marzo il teatro Stabile di Genova arriva a presentare la sua quarta produzione di questanno, La scuola delle mogli, e lo fa con il vigore di sempre. Repetti introduce il nuovo spettacolo con una metafora: «Cominciamo da un sentimento - dice il direttore - navigare è difficile, ma se al tuo orizzonte vedi un'isola o un porto questo ti dà sicurezza per andare avanti. Ecco, in questo nostro viaggio io vedo sia l'isola che il porto sicuro. La prima è rappresentata dalla consapevolezza delle capacità della nostra compagnia guidata da Marco Sciaccaluga con al suo vertice Eros Pagni, l'attore di punta del teatro italiano, il secondo è questo testo di Moliere, immenso e straordinario, in cui si scoprono continuamente territori inesplorati in prima lettura, che poi escono fuori via via e la cui argomentazione è più attuale che mai: la difficoltà dei giovani a scalzare gli anziani». Già perché La scuola delle mogli altro non è che un'analisi psicologica e comportamentale, sottesa da una travolgente «vis comica» nella quale la società francese di allora, nonché quella di tutti i secoli a venire, ha avuto modo di rispecchiarsi. Il regista Sciaccaluga racconta il suo piacere di lavorare a questo spettacolo e condividere questo capolavoro col pubblico genovese. «Il testo di Moliere è come argilla, fenomenale da modellare con entusiasmo. In questo straordinario pasticcio trionfa la libertà individuale. Arnolfo è un Faust di provincia, e il suo diavolo, anche in questo caso, è il sogno folle dell'eterna giovinezza. Così Margherita non è altro che Agnese, che all'incontro col giovane Orazio subisce una metamorfosi che le fa nascere la necessità di conoscere ed imparare la vita e l'amore. Ma la forza del testo sta nel modo in cui viene narrato - continua Sciaccaluga - Questa è la commedia più "provinciale" di Moliere, in cui viene raccontata la piccola storia di un mondo piccolo borghese che ci fa tanto ricordare il cinema francese di Chabrol e quello di Truffaut. Non cè come la provincia capace di nascondere gli orchi. E proprio per questo che ho deciso di ambientare la commedia tra gli anni '20 e '30 del novecento, immergendola in quel profumo di baguette e quel suono di fisarmonica della Parigi inizio secolo». Dunque tanto più piccolo è il mondo quanto più è universale, e la squallida corte dove Arnolfo ha recluso Agnese diventa il ritratto grottesco del mondo, il nostro mondo. Spettacolo presentato per la prima volta nel 1662, risultò una delle commedie più riuscite di Moliere. Tutta Parigi, con la famiglia reale in testa, accorse a vedere e ad applaudire lo spettacolo che suscitò grande scandalo tra i benpensanti che accusarono l'autore di oscenità, volgarità e immoralità. Ma si rise tanto allora e si riderà tanto il 13 marzo quando verrà presentato in prima nazionale alla Corte. Di questo ne è assolutamente sicuro il protagonista Eros Pagni.
«Finalmente dopo tanto tempo si dovrebbe ridere - dice l'attore - dopo Vladimir di Aspettando Godot e Re Lear di Shakespeare ci voleva un personaggio così. Qui si tratta di corna e le corna destano sempre ilarità, beh certo, negli altri e non per chi le porta. Oggi per le corna si ammazza, a quei tempi per lo meno si pensava al suicidio... Insomma io nutro grande speranza sulle risate del pubblico».
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