Parte la stagione del Csi, il Coni in versione milanese

Oltre 869mila tesserati e quasi 12500 società in Italia. Più di 68mila tesserati e 684 società nella sola Milano. Sono i numeri da record del Centro sportivo italiano, noto semplicemente come il Csi. «Praticamente siamo un Coni parallelo, con le nostre 72 discipline praticate, anche se in realtà ora siamo dentro al Coni anche noi. E Milano è un po’ la nostra capitale», dice Massimo Achini, presidente nazionale da poco più di un anno e rappresentante degli enti di promozione sportiva nella giunta del Coni.
Numeri da record per un nuovo anno di sport. Sabato infatti è stato dato il via ufficiale alla stagione sportiva 2009-2010 con la convention di via S.Antonio alla presenza di pezzi grossi del Coni: dal vice-presidente Riccardo Agabio, al segretario Raffaele Pagnozzi. Un anno che avrà come slogan «uno sport per la vita», perché lo sport è una palestra di vita e le squadre scuole di educazione. «Per noi questo sarà anche l’anno della ginnastica - spiega Achini -, una disciplina che negli ultimi anni è stata abbandonata dai giovani, ma che noi ci teniamo a risollevare».
Da oltre cento anni il Csi è un faro nella pratica sportiva italiana. Nato nel 1906, fino al 1927 era conosciuto come Fasci (Federazione delle associazioni sportive cattoliche), mentre dal 1944 ha cambiato il suo nome in quello attuale. «Sin dalla nascita il Csi è stato legato a un ideale ben preciso - spiega Achini -: quello di educare i giovani attraverso lo sport e senza l’assillo dei risultati sul campo». Campi che spesso sono all’interno degli oratori. A Milano e provincia ben l’80 per cento delle società iscritte è affiliato a una parrocchia. «Si sa che lo sport italiano nacque negli oratori. E che molti nostri campioni sono cresciuti dando un calcio a un pallone o facendo canestro in parrocchia - racconta Achini -. Io credo non siano solo aneddoti del passato, ma un dato certo anche per il futuro. In oratorio vengono insegnati ai giovani valori umani che spesso i professionisti hanno dimenticato. E chissà non esca da qui il fuoriclasse del futuro». Gente come il calciatore Riccardo Ferri, il maratoneta Gelindo Bordin o il ciclista Felice Gimondi, tutti nati sportivamente nel Csi.
Ma se giovani e meno giovani possono allenarsi e divertirsi lo devono anche al grande sacrificio di altre persone. «Penso agli allenatori e ai dirigenti - dice Achini -. Fanno tutto gratis, anzi perdendoci pure tempo e denaro per le trasferte.

E tutto questo solo per la passione sportiva che li anima e la gioia di far crescere i ragazzi. E poi ai nostri arbitri, gli eroi del quotidiano. Non sono solo bravi, ma anche maestri di vita e guide per chi scende in campo. Altro che insulti, a loro dobbiamo dire solo grazie».

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