Parti cesarei, Italia da record

Nel nostro Paese chirurgici quattro parti su dieci, un tasso quasi doppio rispetto al resto dell'Europa. Sforato il limite raccomandato dall'Oms, soprattutto nel Sud Italia

E' sempre più boom per il parto programmato. Sono da record le cifre per il ricorso ai parti cesarei in Italia, con la maglia nera indossata dalle regioni meridionali e, in particolare, dalla Campania.
- IN ITALIA SFORATO IL LIMITE DELL'OMS. Nel 1985 l'Organizzazione Mondiale della Sanità raccomandava di non eseguire più di 1 parto con taglio cesareo su 7 (15%): questo era il valore individuato come limite a garanzia del massimo beneficio per la salute di mamme e bambini. Il ministero della Salute italiano ha raccomandato di non superare la soglia del 20%, confermando comunque la tesi che il cesareo deve rappresentare l'eccezione. In Italia, però, nel 2008 la percentuale di tagli cesarei ha raggiunto il 38%, superando di gran lunga i valori registrati negli altri Paesi europei che si attestano intorno al 20-25%. Percentuali più elevate di cesarei vengono registrate nelle case di cura private rispetto agli ospedali pubblici e nelle strutture che assistono un basso numero di parti annui.
- IN TESTA IL SUD, MAGLIA NERA A CAMPANIA. Si registra un'ampia
variabilità regionale. Le Regioni che hanno una maggiore frequenza di tagli cesarei sono Campania (61,80%), Sicilia (52,91%), Molise (52%), Puglia (50,60%) e Basilicata (48,19%).
Al Nord la situazione migliora a partire da Friuli, Toscana e Lombardia, attestandosi tra il 24 e il 28%.

Solo Bolzano (20%) si avvicina ai valori raccomandati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Nel nostro paese, secondo i dati della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo), il numero di cesarei per cui non è segnalata alcuna indicazione clinica è pari a circa il 24,9% dei parti cesarei.

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