Dal passeggero al casco, le rivoluzioni su due ruote

I ciclomotori iniziano a diffondersi in Italia negli anni Sessanta, grazie alla caratteristica di essere considerati velocipedi a motore e in quanto tali guidabili a partire da 14 anni, senza bisogno di targa e di assicurazione. All'epoca gli unici obblighi da rispettare sono quelli della cilindrata non superiore a 50 cc, della potenza non superiore a 1,5 Cv, la velocità di non più di 40 km/h e l'obbligo di pagare un bollo annuale dal costo simbolico. Di casco e assicurazione non se ne parla. I primi cambiamenti importanti risalgono ai primi anni Ottanta, quando viene liberata la potenza e innalzata la velocità massima a 45 km/h, per adeguare i limiti al traffico.
La prima vera rivoluzione è datata 1986, con l'obbligo di indossare il casco per i minorenni, lasciando a chi aveva più di 18 anni la possibilità di circolare con i capelli al vento fino al 30 marzo 2000. Del 2000 è anche il varo della normativa che impone la revisione periodica anche ai ciclomotori con gli stessi intervalli fissati per le auto: dopo i primi quattro anni e successivamente ogni due. In precedenza non era prevista alcuna visita periodica.
Nel 1993 è stata introdotta la cosiddetta «targhetta», mentre un’altra grande svolta è datata primo luglio 2004. È infatti la data dell'obbligo per i minorenni di superare un esame di idoneità per ricevere il patentino. Nella stessa data avrebbero dovuto entrare in vigore anche il nuovo sistema di targatura e la possibilità di viaggiare in due, rimandata successivamente fino a oggi. Un anno più tardi l'obbligo del patentino è stato esteso anche a tutte le persone di età superiore ai 18 anni non in possesso di una qualunque patente.


Un'ultima data storica per i ciclomotori è il 20 giugno 2002, quando è partito l'obbligo di circolare con le luci sempre accese, su ogni tipo di strada. In precedenza, l'uso delle luci di giorno sembrava dovessere essere addirittura vietato.

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