Antipasto di prelibati bianchetti, spaghetti con le vongole, uova al tartufo, tutto condito con olio extravergine d’oliva e annaffiato da buon vino rosso.
Il menù è di quelli che ti fanno venire l’acquolina in bocca. Oppure un’intossicazione alimentare. Basta sostituire i bianchetti con il pesce cinese congelato - meglio noto come pesce ghiaccio - le vongole veraci con quelle alla diossina, il tartufo italiano con quello cinese senza aroma né gusto, l’olio extravergine con olio di semi colorato alla clorofilla, il vino rosso con una mistura in cui primeggiano acido muriatico e concimi.
Dall’acquolina in bocca si passa al disgusto o al conato di vomito. I controlli ci sono, per carità, ma chissà quante truffe vengono propinate all’ignaro consumatore senza che un occhio vigile se ne accorga.
E così c’è da chiedersi se mangiare un buon pasto sia diventata un’illusione. Già, perché non c’è settore che sfugga alla creatività di gente senza scrupoli. Che mette in commercio merce tossica oppure spaccia un prodotto più scadente per uno più costoso con estrema disinvoltura.
Pesce Come i bianchetti, appunto. L’altro giorno sono stati sequestrati diversi chili da una bancarella a Genova. Il costo era elevato ma la vendita fuori stagione ha sollevato la curiosità dei Nas che hanno appurato l’imbroglio: a suon di decine di euro venivano venduti pesciolini di acqua dolce importati dalla Cina a pochi spiccioli. Il guadagno è grande e il commerciante si guarda bene da spiegare all’acquirente la differenza di prodotto. Ma le truffe nel piatto coinvolgono tantissime altre specie di pesci. Come i gamberi di Cile che vengono venduti come nostrani, il filetto di pesce palla (tossico e non commestibile) al posto della rana pescatrice, la modesta anguilla al posto del più pregiato capitone, le passere di mare spacciate per sogliole, il pesce bandiera in sostituzione delle spigole, il totano al posto del calamaro, l’astice americano spacciato per nostrano, lo squalo al posto del palombo. Non parliamo del baccalà, sostituito regolarmente con il meno pregiato merluzzo carbonaro. Oppure viene scambiato con dei pesci congelati stranieri dai nomi sconosciuti: eglesino, molva, brosme, pollack dell’Alaska. Discorso a sé per le vongole veraci. Accanto a quelle regolari ne sono state smerciate in passato anche di tossiche, provenienti da acque non depurate, ma regolarmente confezionate e provenienti da aziende inesistenti.
Tartufi Neppure chi spende centinaia di euro per mangiar bene è esente da rischi. Prendiamo i cultori del tartufo, per esempio. Ne acquistano uno nero e profumato e si illudono di gustare una prelibatezza del made in Italy. In realtà può essere stato importato dalla Cina e poi mimetizzato tra quelli nostrani da cui assorbe lo stesso particolare odore ma non lo stesso sapore. E la truffa, forse, si scopre solo a tavola.
Olio È una delle falsificazioni più diffuse e anche più pericolose. Ti illudi di acquistare una spremuta di olive e invece condisci gli alimenti con olio di semi con colorofilla che regala al cugino povero dell’extravergine lo stesso colore verde. I maestri di queste truffe? Nostrani. In Puglia, per esempio, sono state sequestrate pochi mesi fa 15 mila bottiglie di olio di semi colorato destinate ai ristoranti in Veneto. E se l’olio di semi non viene spacciato per extravergine, rischia di essere ancora più pericoloso, Come quella partita di olio di girasole arrivata dall’Ucraina che conteneva idrocarburi e distribuita in Lombardia, Emilia e Piemonte.
Vino Attenzione alle confezioni di cartone non di marca. Ci può essere dentro di tutto, tranne che una spremuta di uva. La stessa azienda veronese che vent’anni fa fu coinvolta nello scandalo del vino al metanolo, è stata incastrata per un’altra gravissima frode. Nei 70 milioni di litri di vino venduti sfusi a 20 aziende che poi imbottigliavano per la vendita al dettaglio, i Nas hanno trovato di tutto: acqua, concimi, fertilizzanti e acido muriatico. L’uva? Solo un quinto della micidiale pozione.
Prosciutto Quello di Parma è il più contraffatto. Timbri falsi trasformano un modesto prosciutto in quello più nobile. Ma c’è di peggio.
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