Più cure e meno dolore per i malati terminali in casa e in ospedale

Somministrare meglio la morfina e sostenere pazienti e parenti: al via un progetto della Regione

Più cure e meno dolore per i malati terminali in casa e in ospedale

Morire senza dolore. È questo l’obiettivo del «Progetto cure palliative» messo in campo dalla Regione per aiutare i malati terminali ad affrontare gli ultimi mesi di vita, i più difficili dal punto di vista fisico e psicologico. Il piano che prevede un investimento di 200mila euro, sarà realizzato secondo tre linee guida: da una parte l’aumento del numero dei posti letto negli hospice, strutture dedicate a questo tipo di assistenza come quello che esiste al Pastorino di Bolzaneto fortemente voluto e ora gestito dalla «Gigi Ghirotti», dall’altra aumentare la qualità e la quantità delle cure domiciliari e infine, ma certamente non in ultima istanza, formare medici e infermieri ospedalieri ad affrontare i pazienti per i quali servono soltanto le cure palliative. Tresferire per quanto possibile il modello hospice in ospedale è l'obiettivo del progetto pilota, partito il 9 marzo scorso nel reparto di Medicina del Villa Scassi di Genova, e primo nel suo genere in Italia, frutto della collaborazione dell'Ist e del Palliative Care Institute di Liverpool, centro di eccellenza per le cure palliative a livello mondiale. La sperimentazione, che avrà la durata di sei mesi, e coinvolge 10 medici e 40 infermieri, è stata studiata dall'epidemiologo clinico dell'Ist di Genova Massimo Costantini. L'intervento che vede l'integrazione delle competenze professionali di cure palliative dell'Ist, di Villa Scassi e della Asl 3 genovese, mira ad accrescere le competenze di medici ed infermieri dell'ospedale nell'affrontare i complessi bisogni dei pazienti terminali e delle loro famiglie attraverso momenti di formazione, supporto e tutoraggio nel reparto effettuato da esperti di cure palliative delle tre aziende.
Il progetto che si concluderà a novembre, in caso di successo, sarà esteso anche ad altre aziende sanitarie della regione. «Sappiamo che ad oggi in un ospedale come Villa Scassi muoiono circa 350 pazienti all’anno - spiega Costantini -, più del doppio di quelli dell’hospice di Bolzaneto. Ciò significa che le persone continuano a morire in ospedale». Da una ricerca effettuata a livello nazionale risulta che i malati terminali, addirittura nei tre giorni precendenti alla morte, se sono in ospedale vengono continuamente sottoposti a Tac, indagini diagnostiche e altre pratiche mediche che assumono la caratteristica di accanimento terapeutico, invece che essere sedati per affrontare il dolore severo che accompagna il loro stato. «Occorre un cambiamento di mentalità - ha spiegato ancora Costantini - perché i medici devono imparare a somministrare con sicurezza la morfina e non averne paura, e a riconoscere il dolore che va curato ed affrontato». Sull’importanza della formazione dei medici hanno insistito anche il presidente della Gigi Ghirotti, Franco Henriquet, Alberto Ferrando per l’Ordine dei medici e Pierclaudio Brassesco, rappresentante dei medici di famiglia riuniti nella Simmg, la società scientifica dei medici di medicina generale che ha raccontato come oggi «8 medici su dieci partecipano alle cure domiciliari per i pazienti in fase terminale». L’assessore alla Sanità Claudio Montaldo ha infine ricordato come la Regione sta aumentando la rete degli hospice.

«Quello di Chiavari è quesi pronto e ad aprile cominceranno i lavori per quello del San Martino che sarà pronto nel 2008 - ha detto - inoltre avvieremo anche l’hospice a Sestri Ponente che dovrebbe essere pronto sempre alla fine del prossimo anno. Sta inoltre terminando la progettazione dell’hospice di Sarzana».

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