Cronache

PIANGE IL TELEFONO

PIANGE IL TELEFONO

Ricordate «Agente italiano», l’autore de Il broglio, il romanzo che - prima del dvd di Deaglio e della credibilità che gli ha dato il Corriere della sera - ipotizzò l’idea che il centrodestra avesse truccato le elezioni, peraltro per perderle? Di lui e della sua tesi mi sono occupato a lungo, sia in queste pagine, sia in quelle nazionali e basta studiarsi un minimo di dati e leggi elettorali per derubricarle a quello che sono: spazzatura.
Forse era un lavoro che spettava più ai parlamentari del centrodestra che a noi, ma in mancanza loro (salvo lodevoli eccezioni come il ligure d’adozione Gregorio Fontana), abbiamo provveduto con numeri e citazioni a smontarle. Vi confesso che è stato pure divertente. Anche e soprattutto, come sempre, grazie a voi che avete dimostrato in ogni modo di sentire il problema e ci avete spronato ad andare avanti. E al direttore Maurizio Belpietro che ha creduto in questa battaglia.
Ora, dicevo, «Agente italiano» è tornato. L’editore è sempre Aliberti e il suo secondo libro si intitola: «Pronto chi spia?» (15 euro). Diciamolo subito: il valore letterario è prossimo allo zero. Almeno, nel Broglio un po’ di scrittura c’era. Anzi, a tratti, era avvincente. Stavolta, l’«agente» risparmia anche sull’italiano e si affida quasi esclusivamente ai brogliacci delle intercettazioni telefoniche, esplorando i vari scandali mediatici dell’ultimo anno. Praticamente, un riassunto di tutte le intercettazioni minuto per minuto.
Genova e la Liguria, a rigore, non c’entrerebbero niente. Se non che «Agente italiano» ci ricorda un poco invidiabile record locale: e cioè che il primo «caso intercettazioni» è successo proprio dalle nostre parti. E vale la pena di ripercorrerlo come cartina di tornasole su quanto può essere pericoloso giocare con le frasi dette al telefono. Soprattutto, su quanto può essere pericoloso estrapolare parole da un discorso privato - senza tener conto di toni, circostanze e contesti - e trasformarlo in un caso politico. Magari affidando il tutto alla penna di qualche indignato speciale.
Ecco allora una visita guidata alle pagine 43 e 44 di Pronto chi spia? Era l’estate del 2003, a Sanremo si indagava sugli amministratori comunali e un’intercettazione ambientale coinvolse il sindaco Giovenale Bottini e l’assessore al Turismo Antonio Bissolotti, tutti e due azzurri. Sindaco e assessore litigavano per i biglietti del concerto di Capodanno a Vienna. Bottini: «Sai, uno dei biglietti ho dovuto darlo a tutti i costi al colonnello Santoro». Bissolotti: «Lui in platea, io nel loggione, come l’ultima delle merde. Mi hai mandato nel buco del culo del concerto! Porca troia anche a te, vaffanculo te e il comandante!». Bottini: «Naa, che cazzo dici». Bissolotti: «Ero sul loggione, in galleria, in fondo. Con il binocolo ho dovuto guardare il concerto, tu l’hai visto in platea...». Bottini: «Non ho visto un cazzo perchè ci avevo tutte...». Bissolotti. «Ma lascia perdere, l’hai visto in platea, io ero nel loggione». Bottini: «Io non conosco il tedesco! Io ho visto 280 euro e ho detto: 280 euro!». Bissolotti: «Ma mi hai messo nel loggione, col binocolo eh, non mi dire un cazzo, va...».
Ora, mi scuso con i lettori per il linguaggio dei due. Ma la maleducazione e la volgarità, ad oggi, non sono un reato. E al di là del linguaggio comunque sgradevole, occorrerebbe ricordare che è anche e soprattutto per questa roba che la Casa delle libertà ha perso Sanremo.
Ma occorrerebbe pure ricordare che - dai processi - Bottini è uscito pulito e Bissolotti potrebbe seguirne prestissimo la sorte. E che il centrosinistra che è succeduto alla gestione polista, grazie soprattutto all’effetto-inchieste, non ha dato assolutamente buona prova di sè. Anzi, la situazione tragicomica della giunta Borea, che potrebbe arrivare al capolinea nelle prossime ore, fa rimpiangere i predecessori.
Bottini e Bissolotti non parlano assolutamente la mia lingua. Ma Bottini e Bissolotti hanno regalato a Sanremo anche dei sogni, a partire da «Area 24», la pista ciclabile più bella del mondo. E impiccarli a un’intercettazione in cui parlavano di cose di interesse nullo per i lettori, come il Capodanno a Vienna, è l’operazione più sbagliata che si possa fare.


Ecco, fosse anche solo per disintossicarci dalle intercettazioni, «Agente italiano» stavolta è utile.

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