Milano - Il pm Fabio De Pasquale ha sollevato un’eccezione di costituzionalità del lodo Alfano nel processo che vede imputato, fra gli altri, il premier Silvio Berlusconi per presunte irregolarità nella compravendita dei diritti televisivi da parte di Mediaset. Il pm chiede ai giudici di mandare gli atti alla Corte Costituzionale per dichiarare la nullità della norma entrata in vigore il 26 luglio scorso per tutelare la alte cariche dello Stato. Lo stesso pm chiede i giudici di dichiarare la sospensione del processo solo per l’imputato Berlusconi e di procedere oltre per gli altri 11 imputati.
Motivazioni Secondo il pm il lodo Alfano contrasta con la Costituzione in relazione al articolo 3, che sancisce l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Il riferimento è alla irragionevolezza perché il lodo sospende i processi per tutti i reati e automaticamente senza considerare la fase in cui si trovano i procedimenti. Un altro riferimento del pm è al trattamento diverso tra il presidente del Consiglio e i ministri e al trattamento sempre diverso tra i presidenti delle Camere da una parte e deputati e senatori dall’altra. Il pm ha poi ricordato la violazione dell’articolo 136, cioè del giudicato costituzionale in relazione alla sentenza del 2004 con cui era stato bocciato il lodo Schifani. Infine il rappresentante dell’accusa ha ricordato che al lodo Alfano si è arrivati con una legge ordinaria e non con una legge di revisione costituzionale.
La difesa Secondo l’avvocato Nicolò Ghedini la costituzionalità del lodo Alfano sarebbe dimostrata, tra le altre cose, dalle dichiarazioni che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, fece all’indomani della sua approvazione, il 28 luglio scorso. Questo argomento è stato utilizzato da Ghedini per ribattere all’eccezione di costituzionalità sollevata dal pm. L’avvocato del premier ha ricordato che in quella occasione il capo dello Stato spiegò che nel promulgare la norma aveva tenuto in considerazione come "unico punto di riferimento" la sentenza della consulta del gennaio 2004, lasciando "ogni altra valutazione alla polizia". Proprio la conformità del lodo Alfano rispetto ai rilievi mossi dalla corte costituzionale, che nel gennaio 2004 bocciò il lodo Schifani-Maccanico, è stata al centro degli interventi di Ghedini e Piero Longo. Longo ha concluso chiedendo ai giudici della prima sezione penale di ritenere "infondata e non rilevante" l’obiezione di costituzionalità del pubblico ministero.
I giudici: atti alla Consulta I giudici della prima sezione del tribunale di Milano hanno accolto l'eccezione di costituzionalità del Lodo Alfano proposta dal pm nel processo sui diritti tv di Mediaset, disponendo la trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale. Il processo è stato sospeso per tutti gli imputati. I giudici hanno sostanzialmente accolto tutti i rilievi mossi dal pm Fabio De Pasquale. In particolare, hanno rilevato come la questione sia rilevante e non manifestamente infondata in relazione all'articolo 138 della Costituzione che riguarda la revisione delle norme costituzionali, mentre il lodo Alfano è stato approvato con procedura ordinaria.
Ghedini: "Decisione sbagliata" E' "sbagliato", secondo uno dei legali di Silvio Berlusconi, Nicolò Ghedini, il provvedimento con il quale i giudici della prima sezione del tribunale di Milano hanno trasmesso gli atti alla Corte costituzionale perché valuti la legittimità del lodo Alfano.
"Domani sarà la stessa cosa - ha detto Ghedini in relazione all'udienza del processo Berlusconi-Mills - non si potrà che attendere la decisione della Consulta". "E' la dimostrazione come a Milano non si vogliano applicare certe normative anche in processi decotti - ha concluso Ghedini -. Evidentemente a Milano sono affezionati a Silvio Berlusconi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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