Politica economica

57 miliardi in più per il fisco: i motivi dell'aumento

Ricco Natale per il fisco italiano: ci sono almeno 57 miliardi di euro in più rispetto allo scorso anno

57 miliardi in più per il fisco: i motivi dell'aumento

L'Ufficio studi della Cgia, la Confederazione generale italiana degli artigiani, ha fatto sapere che per il fisco italiano si tratterà di un ricco Natale. Infatti, nei primi 10 mesi di quest'anno è riuscito a incassare 57 miliardi di euro in più rispetto allo stesso periodo ma nel 2021.

La cifra è già di per sé notevole e sembra essere destinata ad aumentare di parecchi miliardi. Questo perché nel conto fatto non sono inserite le scadenze fiscali di novembre e dicembre. Perciò, con le entrate tributarie e contributive degli ultimi due mesi dell'anno, il numero lieviterà ancora. Secondo gli ultimi dati presentati nella Nota di aggiornamento 2022 del 4 novembre scorso, il gettito tributario dovrebbe toccare la soglia record di 568,4 miliardi di euro. Ben 57 miliardi in più, viene specificato nello studio della Cgia, che non sono causati da un inasprimento fiscale ma dalla combinazione di tre aspetti congiunturali distinti.

I motivi dell'aumento

L'extragettito sarebbe causato da un forte aumento dell'inflazione che ha di fatto aumentato le imposte indirette. Il secondo motivo è il miglioramento economico e occupazionale avvenuto nella prima parte dell'anno, questo aspetto ha favorito la crescita delle imposte dirette. Il terzo e ultimo motivo è l'introduzione nel biennio 2020-2021 di numerose proroghe e sospensione dei versamenti tributari. Queste agevolazioni sono state cancellate nel 2022. Altro aspetto, laterale, da non sottovalutare è il fatto che da marzo di quest'anno le famiglie italiane hanno cominciato a percepire l'assegno unico. una misura che ha sostituto le detrazioni fiscali precedenti per i figli a carico. A parità di condizioni, questa introduzione ha delle implicazioni evidenti sul calcolo della pressione fiscale. Se le detrazioni, infatti, riducevano l'Irpef da versare al fisco, la loro abolizione ha incrementato il gettito fiscale complessivo annuo di circa 8,2miliardi di euro. La Cgia ha sottolineato che le risorse per erogare l'assegno unico verranno contabilizzate nel bilancio statale come uscite. Mancano, inoltre, altri 7,8 miliardi di euro sul bilancio finale. Il Governo Draghi ha applicato una tassa sugli extraprofitti per le imprese energetiche. Nel 2022 l'erario avrebbe dovuto incassare 10 miliardi. Fino adesso, però, ne sono arrivati 2,7. Il flop della misura, secondo la Corte dei Conti, è dovuto a diverse criticità: l'identificazione dei soggetti a cui si applica il contributo, le modalità di determinazione della base imponibile e i possibili problemi di costituzionalità del tributo (al riguardo viene richiamata la sentenza n. 10 dell'11 febbraio 2015 avente oggetto la cosiddetta Robin Hood Tax). Senza dimenticare l'indeducibilità del tributo e la possibile traslazione del contributo sul consumatore finale.

Certamente i numeri riportati fino adesso fanno ben sperare dal momento che non sono dovuti a un incremento del prelievo fiscale sui contribuenti. Dei 584 miliardi, però, 279,1 riguardano la dimensione economica delle imposte indirette (Iva, imposta di registro, etc.), 284,4 le imposte dirette (Irpef, Ires, etc.) e 4,8 le imposte in conto capitale (condoni, imposte di successione).

La soluzione per Cgia

"La vera sfida è far funzionare meglio e con costi inferiori la macchina pubblica. Se, infatti, fossimo in grado con un colpo di bacchetta magica di eliminare una buona parte degli sprechi e degli sperperi - spiegano dall'Ufficio studi della Cgia - che si annida all'interno della nostra Pubblica Amministrazione, probabilmente la spesa pubblica italiana costerebbe molto meno e, conseguentemente, il livello della pressione tributaria sarebbe più contenuto, avvantaggiando proprio coloro che le tasse le versano tutte, fino all'ultimo centesimo". Inoltre, il costo annuo sostenuto dalle imprese per la gestione burocratica dei rapporti con la PA è pari a 57 miliardi di euro all'anno. I debiti commerciali che lo Stato e le sue articolazioni periferiche hanno nei confronti dei propri fornitori ammontano a 55,6 miliardi di euro. "Senza contare la malagiustizia, il deficit infrastrutturale e l'arretratezza del nostro trasporto pubblico locale.

Insomma, se riusciremo ad ammodernare la macchina pubblica, i cittadini e le imprese riceveranno servizi migliori a minor costo e chi ci governa potrà contare su un numero di risorse maggiori per tagliare le tasse", conclude la Cgia.

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