La Bce rompe gli indugi, tassi giù a giugno. Anche la Fed americana prepara il taglio

Wall Street tocca il nuovo record. Ma le banche centrali restano guardinghe

La Bce rompe gli indugi, tassi giù a giugno. Anche la Fed americana prepara il taglio
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Un taglio ai tassi in giugno, poi si vedrà. Christine Lagarde (foto) mette finalmente un primo punto fermo nel percorso della politica monetaria, senza tuttavia impegnarsi sulle tappe successive. Del resto, anche se l’inflazione non è più il killer all’angolo della strada, la Bce continua a non escludere qualche colpo di coda. La stessa Federal Reserve, che ieri ha lasciato invariati i tassi al 5,25-5,50%, si è fatta più guardinga: rispetto al previsto, il carovita è più coriaceo e la ripresa più robusta (+2,1% quest’anno, contro l’1,4% precedentemente stimato), ma ciò non impedirà di mantenere la rotta che indica tre sforbiciate quest’anno, anche se nel 2025 ce ne sarà una in meno. Una traiettoria gradita da Wall Street, dove lo S&P 500 ha toccato un nuovo record (+0,55%) e superato per la prima volta i 5.200 punti.

All’interno dell’Eurotower si sta intanto consolidando la convinzione che le proiezioni economiche di giugno spianeranno la strada, dopo ben dieci strette, al primo allentamento. «Se questi dati - ha commentato ieri la presidente della banca centrale - riveleranno un sufficiente grado di allineamento tra l’andamento dell’inflazione di fondo e le nostre proiezioni, potremo adottare una politica meno restrittiva». Non sarà comunque la conferma della fine di un ciclo. Anche in futuro, ha messo le mani avanti l’ex Fmi, «le nostre decisioni saranno legate ai dati e impostate riunione dopo riunione. Anche dopo il primo taglio, non possiamo impegnarci preventivamente su un particolare percorso dei tassi». Senza però aspettare troppo, poiché il rischio sarebbe di «adeguare il nostro orientamento con eccessivo ritardo».

La sensazione è che l’annuncio sulla mini-sforbiciata di giugno serva a tacitare le critiche - anche all’interno del board della banca centrale - sulla postura mantenuta rigida troppo a lungo. Ma dal punto di vista strutturale, nulla cambia: prima di incardinare la politica monetaria sul binario della normalizzazione, Francoforte vuole essere sicura che tutti i satelliti siano perfettamente allineati. E questi satelliti sono la dinamica dei salari (che deve rallentare), i margini di profitto aziendali (che devono restare compressi) e la produttività (che deve crescere per assicurare un calo del costo del lavoro per unità di prodotto). La stessa prudenza è peraltro di casa alla Fed.

«Abbiamo bisogno di maggiore fiducia nel fatto che l’inflazione stia scendendo, prima di tagliare i tassi,

e sia- mo pronti a tenere i tassi alti a lungo, se necessario - ha spiegato il presidente, Jerome Powell - . Taglieremo i tassi a un certo punto, nel corso dell’anno, ma l’outlook è incerto e restiamo vigili sui rischi».

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