Politica economica

Intesa, giallo sulle cessioni. Ma la banca smentisce

Gli esami della vigilanza Ue. Voci di un piano per vendere 20 miliardi di prestiti e asset a rischio. Il gruppo: "Solidità patrimoniale al 13%"

Intesa, giallo sulle cessioni. Ma la banca smentisce

Intesa Sanpaolo è in ottima salute patrimoniale e non sarà costretta a effettuare dismissioni di npl o di altri attivi per rispettare i target dell`Eba. È quanto ha precisato ieri in tarda serata l`istituto guidato dal Ceo Carlo Messina relativamente alle indiscrezioni diffuse da Bloomberg secondo cui la banca avrebbe valutato la riduzione di posizioni rischiose per circa 20 miliardi di euro, dopo che la Vigilanza Bce avrebbe rifatto i calcoli e rivisto tanto i modelli di rischio interni quanto gli asset ponderati per rischio.

A questo proposito Intesa ha specificato che il Cet 1 fully loaded del gruppo «è atteso collocarsi al 31 dicembre 2022 su livelli nell`ordine del 13% e successivamente su livelli che rispettino ampiamente l`obiettivo superiore al 12% nell`orizzonte del Piano di Impresa 2022-2025 secondo le regole di Basilea 3 - Basilea 4». Tale previsione tiene conto «di tutti gli impatti regolamentari previsti e dell`esecuzione del buyback per il restante ammontare di 1,7 miliardi di euro autorizzato dalla Bce, in merito alla quale il cda deciderà entro il 3 febbraio prossimo, e senza considerare circa 120 centesimi di punto di beneficio derivante dall`assorbimento delle imposte differite attive (Dta), di cui circa 35 nell`orizzonte del Piano di Impresa 2022-2025».

Le azioni di riduzione degli asset ponderati per rischio attuate nel quarto trimestre 2022, ha proseguito il gruppo, «sono da mettere in relazione in particolare alle modifiche normative (Eba guidelines) applicabili a partire dal primo gennaio 2023 e riguardano posizioni Eva negative o che comunque non risultano più giustificate a fronte del capitale assorbito, e contribuiscono alla significativa creazione e distribuzione di valore per gli azionisti».

Le ipotesi ventilate da Bloomberg, tuttavia, hanno causato un calo dei titoli a Piazza Affari (-1,91% a 2,18 euro). Il provider informativo americano aveva addirittura ventilato la possibilità di una synthetic securitization., ossia una cartolarizzazione in più tranche con protezione del rischio (tipo Gacs) per alcune classi. la notizia metteva in discussione la realizzabilità del piano di Messina in merito alla remunerazione degli azionisti tramite dividendi e buyback (22 miliardi entro il 2025).
Non è, però, la prima volta che un istituto italiano «significativo« finisce nel tritacarne dei media che tendono ad applicare restrittivamente le raccomandazioni prudenziali della Bce sulla necessità di limitare l`impiego del patrimonio per remunerare gli azionisti in una fase macroeconomica caratterizzata da notevoli incertezze.

A novembre era stata Unicredit a essere oggetto dell`interesse del Financial Times che aveva ipotizzato un «richiamo» Bce sempre in merito alla dividend policy. Cedole confermate ancora ieri dal Ceo Orcel a Davos.

Questa serie di «coincidenze» rende sempre più comprensibile lo sfogo del presidente Abi, Antonio Patuelli, che nello scorso novembre si fece interprete dei malumori dei top manager denunciando l`eccesso di ingerenze di Francoforte.

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