Alfano in allerta ma rassicura: «Nessuna nuova emergenza»

Il ministro dell'Interno convoca i vertici della sicurezza nazionale per fare il punto: le minacce all'Italia già c'erano. Però potenzia i controlli sugli obiettivi sensibili

Alfano in allerta ma rassicura: «Nessuna nuova emergenza»

«N on è in atto nessuna emergenza». È questo il messaggio lanciato dal ministro dell'Interno, Angelino Alfano, dopo un summit informale con i vertici della sicurezza nazionale (tra i quali Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza e intelligence), convocato ieri d'urgenza ieri pomeriggio e che ha indotto il titolare del Viminale ad annullare una riunione a Napoli in materia di ordine pubblico.

Al centro dell'incontro sono state poste principalmente tre tematiche: la questione libica, la minaccia terroristica e i flussi dell'immigrazione irregolare dal Nord Africa. Al momento, non si sono registrati particolari segnali d'allarme per quanto riguarda la sicurezza nazionale, ma l'evoluzione del caos libico viene costantemente monitorata. Le minacce contro il nostro Paese «non sono una novità e la nostra allerta era già elevatissima», aveva spiegato ieri Alfano in un'intervista concessa a Repubblica .

La dichiarazione di guerra dell'Isis è ben presente, soprattutto dopo la conquista di Derna e di Sirte, ma le azioni di contenimento del governo libico di Tobruk, internazionalmente riconosciuto, e la rappresaglia egiziana stanno rallentando l'avanzata dello Stato islamico. È ben chiaro, infatti, che siano proprio gli islamisti ad accelerare le partenze dei barconi. L'intelligence indica la presenza di circa 500mila profughi nei campi in Libia dei quali circa la metà potrebbe partire via mare. I trafficanti sono alla ricerca di natanti e sono segnalati furti di navi d'altura in Paesi vicini come Tunisia, Algeria e Marocco. Senza contare che i 66mila ospiti hanno già saturato i Cie italiani.

Il ministro dell'Interno può fare poco finché non si arriverà a un accordo internazionale. Non si può escludere, ha più volte ricordato Alfano, che tra gli immigrati in arrivo sui barconi si nascondano terroristi. È un'ipotesi ben presente anche se non si può giungere all'equazione in base alla quale ogni barcone conterrebbe al suo interno terroristi pronti a portare il jihad all'interno dei confini del nostro Paese.

Al ministro dell'Interno, in quest'ottica, farebbe sicuramente comodo un sistema di controllo delle partenze, in modo da imbarcare ex ante solo coloro che hanno lo status di profugo o di rifugiato politico. Ma, anche in questo caso, senza una risoluzione dell'Onu non si può fare nulla, considerato che non si può procedere a un accordo internazionale: il legittimo governo libico, infatti, non ha il pieno controllo del territorio. Il ruolo istituzionale di Alfano (oltre alla necessità di fissare alcuni paletti sia come componente di maggioranza che come leader di Ncd), inoltre, lo costringe a entrare in rotta di collisione con le forze, come Lega e Fdi, che chiedono un'azione più decisa contro gli sbarchi.

Oggi è in programma un incontro con i rappresentanti dei big di Internet per intensificare la cooperazione sull'intercettazione dei messaggi degli estremisti. Dopodomani, invece, Alfano sarà a Washington per il vertice internazionale sulla sicurezza organizzato dalla Casa Bianca.

Sul fronte interno, infine, sarà rafforzata la protezione degli obiettivi sensibili con la consapevolezza, come dimostrano i fatti di Copenaghen, che il pericolo «può arrivare anche da un lupo solitario», pronto a colpire all'improvviso.

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