Roma Varriale davanti al pm. Andrea Varriale, collega di Mario Cerciello Rega, il vicebrigadiere dei carabinieri ucciso con 11 coltellate da Lee Elder Finnegan, per la terza volta in Procura. Cosa gli avrà domandato il pm Michele Prestipino sulla notte maledetta fra il 25 e il 26 luglio? Un'operazione come tante, il recupero di un borsello rubato da due ragazzotti americani fatti di pasticche e alcol a un personaggio ambiguo. Un «amico delle guardie» ma che poco prima fugge dagli stessi carabinieri in borghese. Poi li chiama in cerca di aiuto. «Mi hanno chiesto 80-100 euro, devo fare denuncia» dice Sergio Brugiatelli. Un'estorsione di poco conto per un carabiniere navigato, esperto, come Cerciello tanto da presentarsi senza pistola. Nessuno può immaginare che Finnegan ha un'arma da guerra: 18 centimetri di lama ben affilata e seghettata. Soprattutto nessuno può prevedere una reazione del genere da parte del 19enne californiano. «Legittima difesa» per i legali del reo confesso. Lee Elder si sarebbe spaventato di fronte una persona diversa dal derubato, spiegano. «Ha avuto paura. Il coltello? Negli Stati Uniti è normale girare per la strada con un'arma così» spiega l'avvocato americano dell'arrestato, Craig Peters. Ma questi sono solo alcuni dubbi da chiarire in questa storia drammatica. I tabulati di Meddi, il «telefonista» di tutta la faccenda, ancora da acquisire, le telecamere spente e quelle da visionare, i testimoni a piazza Mastai e a piazza Gioacchino Belli. Eppoi i due carabinieri in borghese sul motorino nero che irrompono nel bel mezzo dell'acquisto di droga (aspirina) da parte di Gabriel Christian Natale Hjorth, Sergio Brugiatelli (l'intermediario), il suo amico Meddi e lo spacciatore, Italo Pompei. Sono Cerciello e Varriale? Cosa è accaduto dopo la fuga di Brugiatelli, Natale e Meddi? Soprattutto cosa è successo fra via Federico Cesi e via Pietro Cossa, quando i due carabinieri in abiti civili si avvicinano ai due ragazzi con le felpe e i cappucci calati in testa? Ancora. Fra i mille misteri da risolvere la strana storia del ragazzo bendato. Natale, prima di essere interrogato dal pm, viene messo al centro di una stanza libera, quella delle intercettazioni della caserma di via In Selci. Sono almeno tre i carabinieri che lo guardano, impassibili. Lui immobile, ammanettato con le mani dietro la schiena, la testa reclinata in avanti. Un quarto lo fotografa. Perché? Da ieri questo carabiniere è indagato assieme al sottufficiale autore della legatura, un capopattuglia. Accusato di rivelazione del segreto d'ufficio.
Lo stesso reato sarà contestato al terzo protagonista di questa triste storia e che ha sconvolto la stampa estera: la «talpa« che ha inviato l'immagine in rete. È lui la figura più oscura e sulla quale le indagini si sono concentrate interrogando decine di carabinieri. E non solo.
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