Coronavirus

Arancioni Lombardia, Piemonte e Marche: "Evitare i contatti tra i non conviventi"

Da lunedì il cambio di colore, Basilicata e Molise diventano rosse. Fontana: "Uno stillicidio". L'Iss: "Contagi in crescita in tutto il Paese". Ieri 20mila casi e 253 decessi. La positività sale al 6,3%

Arancioni Lombardia, Piemonte e Marche: "Evitare i contatti tra i non conviventi"

Anche se il decreto Draghi entrerà in vigore dal 6 marzo, in alcune regioni i cambiamenti di colore non possono essere rimandati di una settimana e scatteranno già da lunedì primo marzo: la Lombardia, già costellata da micro zone rosse, diventerà zona arancione, così come Piemonte e Marche. La Liguria, parzialmente in zona rossa da Ventimiglia a Sanremo fino alla fine del Festival, passa invece da arancione a gialla. La Basilicata diventa rossa. Fioccano i divieti a Brescia e nel salernitano, dove i sindaci chiudono strade, piazze e spiagge per evitare gli assembramenti del fine settimana, incentivati dal clima primaverile. «È arrivato il momento che i tecnici e gli scienziati studino e poi ci dicano in modo chiaro e definito come superare questo stillicidio settimanale attraverso regole stabili e sicure» protesta il presidente lombardo Attilio Fontana.

Per ora non si può fare altrimenti: i bollettini sanitari cominciano ad assomigliare un po' troppo a quelli della viglia dei periodi più difficili, i ricoveri tornano a crescere. E no, ormai non ci crede più nessuno a una variante inglese più contagiosa ma tutto sommato più blanda. «È grave quanto la prima versione» sostengono gli infettivologi.

I contagi hanno abbondantemente superato quota 20mila al giorno: ieri sono stati 20.499, cioè 613 in più rispetto al giorno precedente. In terapia intensiva sono state ricoverate 26 persone, vale a dire 15 in più del giorno prima. Il tasso di occupazione delle rianimazioni è sopra la soglia critica in otto regioni contro le cinque della scorsa settimana. Resta tuttavia ancora sotto la soglia critica del 24%. Nel report settimanale dell'Istituto superiore di sanità, risulta che il numero di persone ricoverate in terapia intensiva sia in aumento da 2.074 (il 16 febbraio) a 2.146 (il 23 febbraio) L'indice di contagio Rt a livello nazionale è ancora di poco al di sotto di 1, a 0,99. «Ma - specifica Gianni Rezza, direttore generale Prevenzione del ministero della Salute - l'incidenza tende a rimanere elevata, non si sgonfia il serbatoio di infetti e questo è un problema. Con un Rt di quasi 1, la mezza buona notizia è che non cresce l'epidemia. Ma la mezza brutta notizia è che comunque, se l'incidenza è elevata, un Rt di 1 ci dice che un numero di mille casi genera altrettanti casi». Ecco perché l'obiettivo è quello di spezzare la catena dei contagi e circoscrivere il più in fretta possibile i focolai.

Quello che preoccupa è che i ricoveri siano in aumento, anche se la media dei contagiati è sui 44 anni, cioè inferiore rispetto a quella delle precedenti ondate. Per questo i tecnici del ministero della Salute chiedono misure restrittive. «È urgente - spiega l'Istituto superiore di sanità - alla luce dell'aumentata circolazione di alcune varianti virali a maggiore trasmissibilità e del chiaro trend in aumento dell'incidenza su tutto il territorio italiano, di innalzare le misure di mitigazione per raggiungere una drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone e della mobilità».

Nel documento stilato dal ministero della Salute si chiede esplicitamente alla popolazione di «evitare tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo che non siano strettamente necessarie».

E poi quella frase, che ci riporta dritti dritti a un anno fa, all'inizio di tutto: «State a casa».

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