Arresti più difficili, ma è scontro sugli stupratori

Arresti più difficili, ma è scontro sugli stupratori

RomaIl carcere come extrema ratio e maggiori limiti alle misure cautelari, che non possono anticipare la pena . L'aula della Camera approva la riforma, con 303 sì, 21 no e 72 astenuti. È la terza lettura e il testo passa al Senato.

Il Pd parla di «atto di civiltà giuridica», ma nella maggioranza l'Ncd ingoia il provvedimento senza la modifica che voleva sui provvedimenti disciplinari per i magistrati dall'arresto facile. E nelle opposizioni la Lega protesta duramente e alcune parlamentari azzurre, in testa Mara Carfagna e Daniela Santanché, criticano il fatto che per la violenza sessuale non sia prevista più la carcerazione preventiva.

Nel testo di Montecitorio diventano più stringenti i presupposti e le motivazioni necessari per mettere le manette, salta ogni automatismo e aumenta il ricorso alle misure alternative. Niente prigione, ad esempio, se durante il processo basteranno il divieto di esercitare una professione e il ritiro del passaporto o l'obbligo di dimora. Passa da 2 a 12 mesi la durata di misure interdittive come sospensione dell'esercizio di potestà dei genitori o dall'esercizio di pubblico ufficio o servizio e divieto di esercitare attività professionali o imprenditoriali.

Il giro di vite non vale per i delitti di mafia e terrorismo, ma comprende delitti gravi come l'omicidio, la violenza sessuale, il sequestro di persona per estorsione.

Ed è questo il punto che provoca i malumori di alcune deputate azzurre. «Se da un lato riconosco - dice la Carfagna, annunciando l'astensione dal voto - l'abuso di carcerazione preventiva che si è fatto fino ad oggi in Italia (in media 1/3 delle persone si rivelerà innocente), reputo altrettanto prioritario non abbassare le garanzie e le tutele nei confronti di quelle donne o di quei minori che subiscono violenza». Per l'ex ministro il sovraffollamento carcerario «si affronta con investimenti e nuove carceri non con misure di emergenza». Si astiene anche la Santanché, perché un voto a favore significherebbe dare un «messaggio distorto». Sulla stessa linea Laura Ravetto e Gabriella Giammanco, che votano in dissenso con il gruppo di Fi.

Donatella Ferranti, presidente Pd della commissione Giustizia della Camera, definisce invece la riforma «strutturale», anche se ammette che servirà a ridurre il numero dei detenuti.

Quanto al Nuovo Centrodestra, dopo il duro scontro in Commissione del giorno prima con il ritiro dell'emendamento, decide di votare a favore, ma chiede che sia istituito un tavolo di maggioranza. Con responsabilità civile e divorzio breve, questo è un altro rospo da buttar giù.

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