Bimbi venduti dai loro stessi genitori. Ragazzine che si offrono agli adulti per comprare borse ed occhiali griffati. Giovanissimi migranti trattati come bestiame, «importati» dai paesi dell'Est o dall'Africa soltanto per sfruttarli costringendoli alla prostituzione. Quello della prostituzione minorile è un fenomeno complesso, in crescita e multiforme. L'indagine condotta dalla Commissione Parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza, presentata ieri dal presidente Michela Vittoria Brambilla, mette a fuoco tre diversi profili di minorenni coinvolti nel giro dello sfruttamento.
«Per contrastare efficacemente la piaga della prostituzione minorile abbiamo il dovere di mettere in campo azioni forti sul fronte della prevenzione, della formazione, del sostegno alle vittime e allo loro famiglie - afferma la Brambilla -. La protezione dei minori va intesa in senso più ampio come restituzione di opportunità di vita che la crudeltà e l'indifferenza degli sfruttatori hanno negato ai soggetti più deboli ed indifesi». Tra gli strumenti indicati dalla Commissione sia l'offerta del gratuito patrocinio sia il potenziamento delle strutture di protezione sul territorio. Difficile tracciare i confini di una realtà a mille facce. La Commissione distingue tre diverse tipologie. La prostituzione minorile che nasce in contesti familiari fragili dal punto di vista sociale ed economico e dove purtroppo sono i genitori stessi ed i familiari a sfruttare i loro figli e nipoti. Un contesto di povertà che cambia completamente nella seconda tipologia che invece affoga nella povertà culturale e nell'assenza di valori. Famiglie «normali» apparentemente solide dove però il ragazzo cresce con una «percezione deformata» dello scambio tra prestazioni sessuali e denaro. In questo contesto svolge un ruolo di tramite fondamentale il web. L'approccio avviene inizialmente sempre on line. Nella terza tipologia ci troviamo di fronte ai casi di vera e propria riduzione in schiavitù, la prostituzione da tratta dei minori.
«Un turpe commercio alimentato sia dalla criminalità organizzata sia dal disagio - spiega la Brambilla - Non riconducibile ad un modello interpretativo unitario. Nel nostro paese si prostituiscono sia minori immigrati sia italiani rom e stranieri non accompagnati, maschi e femmine. Per questo non è facile analizzare i fatti e tradurli cifre. Ma tutti gli elementi raccolti confermano che la prostituzione minorile è un fenomeno in crescita».
Non esistono dati aggregati organici ma ad esempio dalla Procura di Roma era stato segnalato come dai 31 casi del 2012 si era passati ai 191 nel 2014. La Commissione sottolinea proprio la difficoltà di circoscrivere un fenomeno sommerso che ha scarsa visibilità anche perché le vittime sono totalmente indifese. Le statistiche del ministero della Giustizia allegate all'indagine contano 7.119 condanne per delitti contro i minorenni dal 1999 al 2015. Poche per un fenomeno che coinvolge decine di migliaia di vittime.
La Brambilla infatti sottolinea anche un altro rischio che è quello della «normalizzazione». Il minore, avverte, «non può mai essere consenziente anche quando le apparenze sembrano suggerire il contrario». Attenzione quindi a negare ai minori lo status di vittime. I giovanissimi sfruttati vedono pure messa a repentaglio la loro salute.
Spesso gli sfruttatori impongono rapporti non protetti come richiesto dai clienti che si trasformano così in veri e propri «untori» come è accaduto a Brescia dove un uomo di 55 anni ha trasmesso l'Hiv a decine di minori.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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