La lunga attesa, il lavoro sul programma, la remise en forme estiva, le interviste sui quotidiani. Silvio Berlusconi prepara il rientro sulle scene nella convention organizzata da Antonio Tajani nel fine settimana a Fiuggi. Un'occasione in cui il presidente di Forza Italia traccerà la rotta e batterà il primo colpo di una campagna elettorale che potrebbe restituire il governo al centrodestra, dopo la defenestrazione forzata del 2011.
Il Cavaliere interverrà domenica alle 13, subito dopo l'intervento finale del presidente del Parlamento europeo. Un gran finale che chiuderà «L'Italia e l'Europa che vogliamo» e contribuirà a definire all'esterno l'identità del partito azzurro, proprio nel giorno in cui Matteo Salvini parlerà al suo popolo a Pontida. Inevitabile il confronto a distanza tra le due proposte politiche e la misurazione di toni e aggettivi nel sismografo delle alleanze. Le premesse e la cronaca degli ultimi messaggi a distanza tra Forza Italia e Lega sembrano indicare un clima che si va rasserenando. Matteo Salvini due giorni fa a Scandicci ha definito il rapporto con Berlusconi «positivo, leale, da pari a pari anche se la Lega è il primo partito del centrodestra. A me interessa battere la sinistra e mandare a casa chi in questi sei anni ha disastrato l'Italia da tutti i punti di vista. Nel centrodestra avremo un programma serio, concreto, coerente che lascia fuori i poltronari che hanno cambiato 18 partiti. Siamo pronti: chi fa il premier lo decidono gli italiani in cabina elettorale».
La replica, all'insegna di una apparente normalizzazione dei rapporti tra alleati, pure in aperta competizione, è affidata a Mariastella Gelmini. «Al di là della dialettica sono convinta che tra Berlusconi e Salvini ci sia rispetto reciproco e soprattutto lungimiranza: non disperderanno il consenso, non deluderanno le aspettative degli elettori che ci vogliono uniti. E in Sicilia Berlusconi ha dimostrato gran senso di responsabilità accettando una candidatura unitaria. Salvini al di là dei toni da campagna elettorale ha consentito alla coalizione di strappare roccaforti rosse, da Genova a Pistoia a Sesto San Giovanni, e conquistare città come Monza a Como. Ora si tratta di proseguire nel solco».
L'obiettivo è unire il centrodestra riprendendo il format del modello Sicilia. E proprio dall'isola arrivano segnali sempre più incoraggianti. Un sondaggio in mano a Nello Musumeci - citato da Affaritaliani - dà il centrodestra in Sicilia al 38 contro il 32 di Giancarlo Cancelleri di M5S. Altri sondaggi danno il centrodestra in testa, sia pure con un margine più ristretto, mentre il candidato di Pd e Area Popolare, Fabrizio Micari, appare del tutto fuori dalla partita. Non a caso sia Matteo Renzi che Angelino Alfano si trincerano in dichiarazioni che circoscrivono il test siciliano a semplice consultazione locale. La replica per Forza Italia è affidata a Renato Brunetta. «La Sicilia vale la Sicilia ovviamente, se si vincesse in Sicilia come il centrodestra unito sarebbe la strada spianata per le prossime elezioni politiche». Per Ignazio La Russa «l'unico pericolo che vedo all'orizzonte è l'assalto al carro del vincitore, quello di Nello Musumeci».
Piuttosto nel centrodestra c'è chi ritiene che se davvero il voto siciliano decreterà la fine del renzismo e aprirà una stagione di duro confronto interno al Pd, le possibilità di arrivare a una modifica della legge elettorale diventeranno ancora più ridotte, con il partito di Via del Nazareno già oggi impegnato alla Camera in continue manovre dilatorie. «Il Pd ci ha abituato negli anni a molteplici esibizioni di tattica politica» dice Francesco Paolo Sisto. «Ci auguriamo che il copione non si ripeta sulla legge elettorale».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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