Berlusconi sente Salvini e non chiude ad Alfano: «Ma solo per la Sicilia»

Colloquio con il leader della Lega. Regionali, si tratta ancora sul nome di Musumeci

Berlusconi sente Salvini e non chiude ad Alfano: «Ma solo  per la Sicilia»

Silvio Berlusconi si riprende la scena e continua a lavorare per ridefinire l'identità e la centralità di Forza Italia e riannodare i fili del centrodestra. Lo fa tornando a dialogare con Matteo Salvini, con il quale si confronta per telefono, in particolare sulla piattaforma programmatica (senza però affrontare la questione della lista unica) in un colloquio dai toni molto amichevoli, in attesa di un incontro programmato a settembre. Ma anche rilasciando una intervista a La Stampa in cui guarda all'orizzonte europeo assestando una stoccata a Emmanuel Macron: «Dall'epoca del Re Sole il modo di intendere i rapporti in Europa dovrebbe essere cambiato. Ma i presidenti francesi se ne sono accorti?». E poi dettando un convinto attestato di stima verso Angela Merkel: «I miei rapporti con lei sono sempre stati eccellenti, nonostante le dicerie malevole. Oggi in Europa è l'unico statista con una visione all'altezza dei tempi, mi auguro un suo successo».

Lo sguardo dell'ex premier non tralascia, ovviamente, le vicende italiane. Berlusconi chiude ancora una volta le porte a un accordo politico con Angelino Alfano; ma conferma la possibilità di intese sul piano regionale e locale. «Le elezioni siciliane di novembre sono molto importanti, anche se non saranno decisive per il futuro del Paese come tanti vorrebbero far credere. L'eventuale accordo con Ap si baserà su considerazioni locali: già in altre importanti regioni, la Lombardia e la Liguria, governiamo bene insieme, senza che questo preluda ad alleanze nazionali». Dalla Sicilia all'Alto Adige, l'ex premier - prima di lasciare Merano, dopo una settimana di cure all'Hotel Palace di Henri Chenot - auspica anche «un'alleanza tra Svp e centrodestra unito anche in Alto Adige».

Le mosse di Berlusconi non lasciano ovviamente il partito indifferente. Giovanni Toti, da sempre sponsor di un accordo forte con la Lega, alla luce della ripresa del dialogo con Salvini si dice «lieto del fatto che tutti oggi in qualche modo si rendano conto della necessità di costruire un'offerta politica per il nostro elettorato che dia la speranza di tornare a governare questo Paese».

Segnali non esattamente unitari arrivano invece dalla Sicilia. Nell'isola Gaetano Miccichè non rompe con Alfano - che a sua volta cerca garanzie «nazionali» per Ncd - e chiude alla candidatura di Nello Musumeci, con la promessa di dar vita subito a un Ppe siciliano, embrione di quel Partito popolare italiano sempre auspicato da Alfano. «C'è ancora tutto il tempo per chiudere un accordo con Ap in Sicilia», dice il plenipotenziario azzurro che pensa a un nome scelto dentro Forza Italia. Tra i papabili, Renato Schifani, Stefania Prestigiacomo, Salvo Pogliese e Basilio Catanoso. «A mio avviso ha fatto bene Angelino a non accettare nessuna condizione da Musumeci». Dura la reazione di Giorgia Meloni che ha già ufficializzato l'appoggio a Musumeci. «Considero incomprensibile la posizione di Forza Italia espressa da Miccichè.

Dire che non sosterranno Musumeci perché ha chiesto l'esclusione di chi oggi governa con Crocetta, tra tutti i motivi è l'unico non serio». E anche Stefano Parisi chiede un ripensamento: «Non si può sacrificare l'unità del centrodestra per inseguire chi governa con la sinistra a Roma e in Sicilia. Nello Musumeci è il miglior candidato possibile».

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