B erlusconi rientra a Roma dopo quasi due settimane brianzole e si butta a capofitto sui temi caldi: partito ma soprattutto alleanze. I nodi non sembrano sbrogliarsi e, dopo aver raggiunto l'intesa di massima con gli alfaniani, il Cavaliere prova a scalfire il muro della Lega. Impresa ardua anche perché Salvini non ha alcuna intenzione di fare dietrofront: il veto su Ncd e Udc in Veneto è ancora granitico. «È un problema di coerenza e su questo non molleremo di un centimetro», giura un big del Carroccio.
Naturalmente i contatti tra azzurri e leghisti non si sono mai interrotti. A lavorare a una ricomposizione con gli uomini del Carroccio ci sono Giovanni Toti ma anche l'ex sindaco di Pavia Alessandro Cattaneo che ha ottimi rapporti con il capogruppo leghista in Senato Gianmarco Centinaio. Il quale, tra l'altro, era suo vice alla guida della città pavese. Ma la soluzione del sudoku non pare essere all'orizzonte né sono previsti in agenda incontri tra i due leader. Almeno per il momento. Anche perché la prima gatta da pelare Salvini ce l'ha proprio in casa sua. In Veneto i rapporti con Tosi rasentano il gelo polare e forse per la prima volta il leader del Carroccio è arrivato a minacciare l'espulsione del sindaco di Verona che invece lavora per costruire una liaison anche con i centristi. La cosa farebbe gioco ai berlusconiani ma solo sulla carta. Se tra Tosi e Salvini si arrivasse allo strappo proprio su strategie e alleanze, per il Cavaliere sarebbe difficile trovare la quadra facendo digerire a Salvini l'appoggio dell'Ncd in Veneto. Berlusconi spera sempre di poter convincere il Carroccio col refrain che «uniti si vince, divisi si regala il Veneto al Pd». Finora il ragionamento ha fatto poca presa tra i leghisti. Altra carta forte: «La Lega governa con noi già in Veneto e in Lombardia assieme all'Ncd; e però i voti dei centristi li accettano eccome». Ragionamento che potrebbe contenere un'implicita minaccia sulla tenuta delle due giunte; tuttavia, dal fronte leghista, non viene affatto percepito come un avvertimento: «Ma figuriamoci se Forza Italia ha interesse a far cadere le giunte... Adesso poi... Con i sondaggi che li danno in picchiata...», dice sempre un big del Carroccio. Così il Cavaliere più che altro osserva la rissa tutta interna alla Lega, timoroso che l'ennesima divisione interna ai partiti del centrodestra alla fine premi solo Renzi e il Pd.
In Fi, intanto, non si placa lo scontro con i fittiani che in Puglia, ovvio, pesano di più. Qui il partito è commissariato e le tensioni sembrano crescere sempre di più. Il commissario Luigi Vitali ha minacciato la cacciata di Gianfranco Chiarelli, deputato dimessosi dalla carica di coordinatore provinciale di Taranto, accusato di promuovere una «fronda» nei suoi confronti. Immediata la risposta dei parlamentari pugliesi che hanno firmato un documento al vetriolo contro il nuovo capo di Fi in Regione: «Da sei giorni la Puglia assiste attonita e sconvolta alle gaffe e alle minacce di epurazioni dell'ineffabile commissario Vitali».
Non passa giorno, infatti, che con «l'eleganza di un elefante» e «il fare distruttivo di King Kong non consegni alla stampa un comunicato da smentire e uno da censurare». Un documento da cui s'è però dissociato Francesco Paolo Sisto, fittiano ma al lavoro per ricucire i rapporti all'interno del partito: «Credo che sia giunto il momento - spiega - di porre fine a questa guerra di sangue sui nostri territori, da cui, soprattutto in vista delle elezioni regionali, non possiamo che ricevere gravissimi danni». Il danno maggiore? Che i fittiani remino contro il candidato Fi Francesco Schittulli.
di Francesco Cramer
Roma
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.