Un faccia a faccia virtuale con Joe Biden, a condizione che sia in diretta on line e accessibile al pubblico di entrambi i Paesi coinvolti. Dopo essersi sentito dare dell'assassino e minacciare dal presidente degli Stati Uniti di concretissima rivalsa per aver interferito nelle elezioni americane screditando anche suo figlio Hunter, e dopo aver risposto con toni misti tra il beffardo («Chi lo dice sa di esserlo») e il mafioso («Gli auguro buona salute»: è lo stesso che indirizzò il suo portavoce ad Alexey Navalny dopo l'avvelenamento) Vladimir Putin rilancia. Evitiamo il ritorno della guerra fredda e risolviamo in pubblico la nostra querelle, dice in sostanza il presidente russo al collega americano. «Partecipiamo insieme a un colloquio in streaming che sia aperto «ai popoli dei due Paesi: potremo così rivolgerci domande reciproche su questioni di interesse bilaterale».
Un'abile mossa propagandistica, basata su due elementi: l'ignoranza dell'opinione pubblica occidentale riguardo gli atti da guerra fredda che Mosca compie ogni giorno e la quasi certezza che Biden rifiuterà quella che ha tutta l'aria di essere una trappola in cui i «rappresentanti del popolo» russi altro non sarebbero che dei professionisti della comunicazione, i troll di Stato che agiscono per conto del Cremlino sui siti internet di tutto il mondo fingendo di essere persone qualsiasi. Lo stesso presidente russo, che ha fatto la proposta durante un evento pubblico a Mosca, ha già anticipato alcuni dei triti temi polemici che potrebbe utilizzare contro Biden: l'atomica sganciata sul Giappone, la strage delle tribù indiane («Se no da dove verrebbe il movimento Black Lives Matter?», ha ironizzato) e perfino la schiavitù legalizzata nel XIX secolo.
Il portavoce di Putin, Dmitry Peshkov, ha fatto capire che l'offerta sarebbe serissima e che il suo capo ha fretta di vederla attuata. La proposta-provocazione di questo incontro virtuale, ha detto, è già stata portata avanti presso Washington attraverso canali diplomatici. Addirittura, il Cremlino si spinge a suggerire una data assai imminente, il prossimo lunedì 22 marzo, e afferma di essere in attesa di una risposta. Consapevole che un rifiuto secco farebbe il gioco del suo avversario, intenzionato a farlo passare come la parte debole che non ha il coraggio di confrontarsi, Biden ha replicato tenendosi sulle generali: «Sono certo che prima o poi io e Putin ci parleremo», ha detto il presidente ai giornalisti, confermando che le minacciate misure contro la Russia «arriveranno a tempo debito».
Putin sembra sicuro che in un confronto diretto sarebbe in grado di farsi un solo boccone del senile Biden, che proprio ieri è pure caduto dalla scaletta dell'Air Force One, salvo poi rialzarsi indenne. Certamente al presidente russo piacerebbe replicare quanto accadde nel giugno 1961 a Vienna, quando un inesperto John Kennedy accettò imprudentemente un faccia a faccia con l'allora leader sovietico Nikita Khrusciov. Il quale riuscì a metterlo in difficoltà e ne colse le debolezze al punto da ordinare, due mesi dopo, la costruzione del Muro di Berlino. Difficile però che Biden cada in una trappola così banale.
Intanto, il segretario di Stato Antony Blinken annuncia il suo arrivo a Bruxelles lunedì prossimo per quattro giorni di colloqui con i vertici Ue e con i ministri degli Esteri della Nato.
È l'avvio della promessa azione dell'Amministrazione Biden per riparare le relazioni transatlantiche messe a dura prova da quattro anni di «cura Trump». Non è però detto che l'intenzione di Biden di impedire il completamento del gasdotto Nord Stream 2 tra Russia e Germania favorisca il rilancio dell'intesa tra alleati europei e americani.
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