Roma Ucciso per una lagna di troppo. Donatella Di Bona, 29 anni, è crollata. «Si. L'ho ammazzato io. Gli ho messo una mano sulla bocca e un braccio attorno al collo. Non sopportavo sentirlo piangere. Voleva tornare dalla nonna, strillava e io non ci ho visto più». Quando arriva l'eliambulanza in località Volla a Piedimonte San Germano, Frosinone, per Gabriel Feroleto, 28 mesi, non c'è più nulla da fare. Morto per strangolamento nonostante la mamma si ostini a raccontare tutta un'altra storia.
«Correte è stato investito da un'auto pirata» urla al telefono con il 112 con il corpicino senza vita in braccio. Sono le 16,30 di mercoledì, via Volla. Un capriccio e scatta la reazione violentissima della donna. Il piccolo, nato a Sora l'11 dicembre del 2016, tenta disperatamente di difendersi. All'ospedale i medici refertano graffi ovunque sulle braccia di Donatella. E così, dopo una notte piena di contraddizioni, per la donna scatta il fermo. Omicidio di primo grado aggravato l'accusa. Il paese della Ciociaria è sotto choc. Eppure sembra davvero la cronaca di una morte annunciata. «Stava male, lo sapevano tutti» raccontano i vicini. «I servizi sociali non sapevano» si difende il sindaco Gioacchino Ferdinandi. Donatella di Bona è stata ricoverata una decina di volte all'ospedale di Cassino negli ultimi due anni. La donna, rinchiusa ora nel carcere di Rebibbia, soffriva di crisi di ansia.
Comincia tutto con una forte depressione post partum. Una situazione aggravata dal contesto sociale di completo abbandono. Una famiglia molto povera. Donatella viveva con la madre e un fratello, Francesco. Il padre di Gabriel, camionista a giornata, aveva riconosciuto il bambino ma se n'era andato subito dopo la nascita. Una storia di follia, povertà e forte disagio. I quattro vivono in una casa di campagna, tutti e quattro con la sola pensione della donna. Poco più di 400 euro al mese per tutti. Talmente poveri da non sapere spesso come andare avanti. Nessun aiuto, solo qualche lavoretto socialmente utile per la nonna, gran lavoratrice, che fa l'impossibile per mantenere figli e nipotino. «La nostra era comunque una famiglia felice» commenta ai cronisti mentre si allontana con il figlio. «Ora il mio nipotino tanto amato non c'è più ripete. No, non può esser stata Donatella». Ma che la 29enne stava male sono in molti a ripeterlo davanti alle telecamere e ai giornalisti accorsi in quest'angolo di Ciociaria, a metà fra Lazio e Campania. Una terra desolata e fortemente depressa. Con i carabinieri del posto Di Bona cerca di ricostruire un incidente fantasma. Ma sull'asfalto nessun segno di pneumatico, a terra nessun frammento d'auto. La donna confessa nel cuore della notte: «È stato un attimo» dice al sostituto procuratore di Frosinone, Valentina Maisto. I militari per tutto il giorno hanno eseguito rilievi sia sul luogo dell'omicidio, nel cortile, che in casa. Donatella, originaria di Atina, poco prima della tragedia aveva incontrato l'ex compagno. L'uomo, anche se non viveva con lei, spesso andava a trovare Gabriel. Non è chiaro se avessero avuto un diverbio. Sul corpicino, all'Istituto di Medicina Legale dell'ospedale Santa Scolastica di Cassino, è stata disposta l'autopsia. Un bimbo allegro e solare Gabriel. «Era la gioia di tutti» ripete la nonna. I vicini lo ricordano mentre corre felice con la madre, sorridente, dietro.
Eppure qualcosa non andava. «Negli ultimi tempi Donatella diceva di stare male e spesso veniva portata in ospedale, anche in ambulanza, a Cassino» dicono altri. Possibile che nessuno abbia allertato gli assistenti sociali?
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