Bombe e accuse sui colloqui "Putin e Zelensky si parlino". E Mosca "blocca" i leader Ue

Razzi su Chernihiv e Kiev "Proiettili al fosforo su Donetsk". Il presidente ucraino: "Non crediamo a Mosca. Ma con Ankara discussi passi per la pace". Oggi a Kiev la leader europea Metsola.

Bombe e accuse sui colloqui "Putin e Zelensky si parlino". E Mosca "blocca" i leader Ue

Altro che de-escalation. Vladimir Putin alza il livello dello scontro su tutti i fronti, per uscire dalle trattative con l'Ucraina da vincitore ed emergere nella sfida con l'Occidente come leader di un impero con cui fare per forza i conti, per ripesare gli equilibri mondiali. Nella stessa giornata, il capo del Cremlino lancia la guerra del gas sullo scacchiere internazionale, vieta l'ingresso in Russia ai leader dei Paesi dell'Unione europea come risposta alla sanzioni e disattende le promesse di una «drastica riduzione dell'attività militare» in Ucraina. Le truppe russe lasciano Chernobyl, dove la situazione - spiegano da Kiev - è «catastrofica». Gli ucraini liberano Vyshorod, a nord della capitale. Ma non c'è il ritiro da Kiev e Chernihiv, semmai nuovi bombardamenti sulle due città, con la Nato che vede «un raggruppamento per preparare nuovi attacchi». Mosca punta all'obiettivo più immediato: il Donbass, da esibire come trofeo, dopo che la presa di Kiev, almeno per ora, è sfumata. A questo scopo, ogni arma è brutalmente preziosa. Nella regione di Donetsk, il governatore denuncia l'uso di proiettili al fosforo. Mariupol è allo stremo, ancora martoriata dai russi al fine di incassare lo snodo che collega il Donbass alla Crimea, mentre i separatisti russi ordinano la formazione di un nuovo governo locale. Nella capitale, invece, «il nemico ha quasi esaurito il suo potenziale offensivo - spiega il vice capo di stato maggiore dell'esercito ucraino Hruzevych - ma le forze che rimangono intorno a Kiev non sono piccole». Nel frattempo a Chernihiv, la città a nord della capitale ucraina, sulla quale i russi avevano promesso di frenare l'aggressione, sotto le bombe finiscono gli autobus dei convogli umanitari di volontari, per fortuna in andata, cioè semi-vuoti. Per il sindaco, «invece che diminuiti gli attacchi si sono intensificati».

Il cessate il fuoco, al momento, sembra ancora un miraggio. Il presidente ucraino Zelensky spiega chiaramente: «Il processo di negoziazione è in corso» ma «ci sono ancora solo parole. Non ci fidiamo di nessuna bella costruzione verbale. C'è una situazione reale sul campo di battaglia, un accumulo di truppe russe per nuovi attacchi nel Donbass». Gli fa eco il primo ministro polacco, Morawiecki: «Putin vuole conquistare un terzo dell'Ucraina, per poi negoziare in una posizione molto salda».

Inevitabile, dunque, che la diplomazia continui a lavorare senza sosta. I colloqui tra le due delegazioni ripartono oggi in video-conferenza, nonostante il leader russo abbia gelato gli entusiasmi di Istanbul: «Non c'è nessuna svolta» e tra gli alleati prevalga uno «scetticismo» sulle promesse di Mosca, confermato da Mario Draghi. Kiev spera ancora di poter arrivare a un cessate il fuoco e il capo dell'ufficio di presidenza di Zelensky, Andriy Yermak, si dice «un pochino ottimista» almeno su uno sviluppo: anche grazie alla strenua resistenza ucraina e ai problemi logistici russi, finalmente «sembra un dialogo» fra due parti. Il grande mediatore turco, il presidente Erdogan che ha ospitato l'ultimo round di negoziati in cui l'Ucraina ha messo nero su bianco le sue richieste e la disponibilità a un futuro da Paese neutrale, annuncia di voler tenere nuovo colloqui sia con Putin che con Zelensky, per arrivare a un incontro tra i due. Ma la strada sarà lunga. «I tempi non sono maturi», ha detto a Draghi il presidente russo, che insieme a Zelensky ha accettato l'Italia come Paese «garante» della neutralità e della sicurezza ucraina. Prima del fatidico appuntamento tra i due leader, che Mosca ha già detto ci sarà quando le due diplomazie avranno siglato un accordo di pace, è necessario arrivare a un incontro tra i due ministri degli Esteri, il russo Lavrov e l'ucraino Kuleba. Mosca si dice disponibile, dopo la sollecitazione della Turchia: «Non abbiamo mai rifiutato i contatti, ma devono essere preparati e significativi», spiega il numero due degli Esteri russo, Andrei Rudenko.

E mentre ieri Zelensky chiedeva aiuto al Parlamento olandese e belga per entrare nell'Unione europea, Mosca lanciava il suo messaggio a Bruxelles, vietando l'ingresso ai suoi leader: «Le restrizioni si applicano

ai massimi dirigenti dell'Unione europea, inclusi alcuni commissari europei e capi di organismi militari europei, nonché alla stragrande maggioranza dei membri del Parlamento europeo, che promuovono politiche anti-russe».

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