Milano È stata depositata presso l'Ufficio legislativo di Palazzo Chigi la bozza di riforma della giustizia firmata dal Guardasigilli Alfonso Bonafede. Tra i punti qualificanti trapelano alcuni grosse novità. Le procedure per le nomine ai vertici degli uffici giudiziari devono essere «inderogabilmente» avviate e istruite «secondo l'ordine temporale con cui i posti si sono resi vacanti», fatta eccezione per i procedimenti relativi ai posti di primo presidente e procuratore generale della Cassazione. Vengono eliminate le funzioni semidirettive - procuratori aggiunti o presidenti di sezione - e al loro posto si introduce l'incarico di «magistrato coordinatore», designato dal capo dell'ufficio giudiziario tra i magistrati del suo stesso ufficio (gli incarichi semidirettivi erano invece stabiliti dal Csm). La riforma prevede tra l'altro l'assunzione di 8mila impiegati amministrativi. Per quanto riguarda invece le indagini verranno creati tre scaglioni. Ad annunciarlo è lo stesso Bonafede intervistato da Vespa nel corso di un incontro pubblico a Pomezia. «Saranno scaglioni di un anno, un anno e mezzo e due anni a seconda della gravità del reato ipotizzato - spiega il Guardasigilli - Se poi viene superato il tempo delle indagini viene avvertito l'indagato che il fascicolo è a sua disposizione». Al Consiglio superiore della magistratura, poi, la riforma di Bonafede affida il compito di individuare le priorità dell'azione penale, cioè a quali reati dare la precedenza. Il fatto, poi, che continui a mancare un allargamento del cosiddetto patteggiamento, secondo i rappresentanti dei penalisti impedirà una concreta riduzione dei tempi del processo. Anche i rappresentanti dell'Anm, però, non sono soddisfatti delle prime anticipazioni raccolte ed esprimono «netta contrarietà» sulla nuova disciplina della durata delle indagini preliminari. «Rischia di vanificare il contrasto alla criminalità organizzata».
Dubbi esprimono poi gli stessi rappresentanti dell'Anm sull'ipotesi di intervenire sul sistema elettorale del Consiglio superiore della magistratura attraverso un sorteggio. Per il presidente dell'Anm, Luca Poniz, si tratta di una «risposta semplicistica».
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