Ostia - «Se incontrassi i due che mi hanno sparato? Mi metterei a ridere». Non una parola di odio né di rancore Manuel Bortuzzo, il nuotatore finito su una sedie a rotelle dopo aver subito un agguato a colpi di 38 special all'Axa. Sorridente alla vita e ai giornalisti che ieri hanno affollato il centro federale di nuoto a Ostia, a pochi passi dal luogo dove Bortuzzo solo per miracolo non ha perso la vita.
È il 3 febbraio, un maledetto sabato notte, piove a dirotto. Manuel è con la nuova fidanzata, Martina, in piedi davanti a un distributore di sigarette in piazza Eschilo. Lorenzo Marinelli e Daniel Bazzano sono appena fuggiti da un pub dall'altra parte della piazza dove hanno avuto una scazzottata con altri malavitosi di Acilia. I due giurano vendetta, fanno 500 metri e recuperano un revolver nascosto per ogni evenienza. Sono in motorino, Daniel alla guida, Lorenzo dietro con l'arma puntata sul marciapiede. Lo stile è sempre lo stesso. I due urlano, inveiscono contro Manuel: «A fijo de na mignotta» grida Marinelli per farlo voltare. Il 19enne promessa nazionale del nuoto si accascia: «Mi hanno sparato» dice alla ragazza. L'immagine successiva è quella di 4 poliziotti che lo tengono sveglio in attesa dell'ambulanza. Tre giorni e i due killer si costituiscono. «Ci siamo sbagliati» ammettono. L'obiettivo è uno spacciatore concorrente. Il proiettile perfora un polmone e lesiona la spina dorsale. Manuel, però, non si arrende. Un carattere d'acciaio e la sua reazione non può essere che quella di un atleta. «L'incontro che resterà nel cuore? Quello con Bebe Vio», la campionessa di scherma che è andata a trovarlo al centro di riabilitazione Santa Lucia. «Roma mi ha tolto molto - continua Bortuzzo - ma non penso di andarmene. Qui ho la fidanzata, gli amici, la mia vita. Non ho mai smesso di pensare alle Olimpiadi, erano il mio obiettivo prima, lo è ancora adesso. Non ho pensato alle Paralimpiadi». In un mese Manuel ha bruciato ogni tappa tornando a nuotare: «Per il momento sono arrivato a 45 minuti al giorno, passando inizialmente per una mezz'ora. Tra poco arriverò a un'ora e, magari, alle due ore di allenamento di routine». Per il nuotatore trevigiano la sua è, nonostante tutto, una bella storia da raccontare. Una lezione per i tanti haters che affollano i social. «Non sono cambiato - dice - . Sconforto? All'inizio della terapia, quando non riuscivo nemmeno a girarmi sul lettino. Ora lo faccio senza problemi». La mamma non si è mai allontanata da Manuel, il papà fa la spola fra gli altri figli in Veneto e la capitale. «Ieri c'ho messo meno del Freccia Rossa» commenta divertito Franco Bortuzzo. Una famiglia speciale.
«Speranze? Nessuna« risponde senza retorica il padre. «Dove non arriva la scienza completa la fede» dice Manuel. Intanto è arrivata la nuova auto con i comandi al volante, una Jeep 4x4: «Guido da due anni, non smetto adesso».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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