Tutti lo vorrebbero diverso e raramente ne siamo contenti, anche perché è quasi impossibile che accontenti tutti: stiamo parlando del capo, di colui o colei che sul lavoro è nostro superiore ed è spesso il maggiore responsabile del nostro benessere lavorativo. Secondo uno studio riportato da Fortune, la metà dei lavoratori americani ha lasciato il proprio posto a causa di dissapori con il capo.
Donne e uomini ad esempio difficilmente si troveranno d'accordo sul giudizio, perché nel capo cercano qualità diverse. Lo svela uno studio promosso da Espresso Communication secondo il quale le qualità che le italiane apprezzano in un superiore sono la comprensione verso i collaboratori (45%), la propensione al dialogo e l'ascolto delle problematiche (41%) e la capacità di trasmettere serenità e distendere le frizioni (38%). Se passiamo agli uomini cambia la storia. Il boss dei desideri deve avere prima di tutto carisma (43%) e autorevolezza (39%), ma anche la capacità di motivare i propri dipendenti (33%).
Evidentemente il luogo di lavoro è un mondo diverso per uomini e donne, ma tra la seduta di autocoscienza e l'arena di gladiatori forse il giusto mezzo si può trovare. «La ricetta del successo di un grande leader è fatta da quattro capacità: organizzare il buon funzionamento dell'azienda attraverso azioni eccellenti; innovare e anticipare il mercato valutando le decisioni che portano l'azienda verso il futuro; pianificare una politica lungimirante delle risorse umane e gestire le proprie reazioni emotive spiega la master coach Marina Osnaghi, che ha spesso affiancato manager e imprenditori nel raggiungimento dei propri obiettivi . Il leader perfetto è chi sa coniugare le varie imperfezioni legate agli aspetti aziendali e trasformarle in un insieme vincente».
Per un capo perfetto che non esiste, ce ne sono tanti pessimi, ma anche qui uomini e donne sono sensibili a difetti diversi. Che ci danno uno sguardo sulle dinamiche di tanti uffici di casa nostra. Le donne infatti non sopportano i capi che non ammettono i propri errori (27%), addossando le responsabilità di un fallimento ai sottoposti e che si arrogano i meriti di un successo (22%), mentre gli uomini soffrono un capo che insulta o umilia chi fa un errore davanti a tutti (24%) o che tende ad essere troppo soffocante (17%).
Il capo peggiore però secondo gli scienziati dell'Università di Exeter è il cosiddetto «Dr. Jekyll e Mr. Hyde», ovvero una personalità instabile che cambia più volte al giorno. Meglio un capo detestabile da cui si sa cosa aspettarsi. Visti i desideri così diversi, sono ben distanti i personaggi pubblici scelti dal campione come incarnazione del capo ideale. Le donne mettono al primo posto un ecumenico Pierfrancesco Favino, seguito da Meryl Streep (che ha piazzato un ennesimo ruolo positivo come editrice del Washington Post nell'ultimo film di Spielberg), Leonardo di Caprio, Papa Francesco e l'ex first lady Michelle Obama. Tutt'altro Olimpo per gli uomini: al primo posto svettano Mark Zuckerberg, CEO e fondatore di Facebook ed Elon Musk, CEO di Tesla. Guru della tecnologia seguiti da un'improbabile tripletta: Sergio Marchionne, Roger Federer e lo chef Alessandro Borghese.
Alla fine uomini e donne si uniscono su un solo punto: il boss che nessuno vorrebbe è, all'unanimità, Donald Trump. Aborrito dal 55% delle donne e dal 46% degli uomini. Emergono dallo studio desideri molto umani, un po' vecchio stampo. Aspettando un futuro prossimo in cui il nostro capo potrebbe essere un robot programmato per soddisfare le nostre più recondite esigenze.
Intanto in California le aziende hi-tech progettano luoghi di lavoro con campi da volley e aree per il pisolino postprandiale, parchi e cascatelle. Perché lavorare serenamente aumenta creatività e produttività. Ma questa, in fondo, è un'altra storia.
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