Napoli A un amico, poche ore prima che fosse crivellato di pallottole, il sindaco-pescatore Angelo Vassallo aveva confidato: «Ho saputo una cosa che avrei preferito non sapere». Un segreto inconfessabile, un giallo intricatissimo che da otto anni tiene in scacco la giustizia: chi e perché ha ucciso il primo cittadino di Pollica?
Dalle nebbie di una vicenda che ha visto indagini archiviate e riaperte e nuovi filoni correre lungo le direttrici Napoli-Salerno, emerge in queste ore una divisa. Quella di un brigadiere in carcere da aprile per droga e camorra. Lazzaro Cioffi, sottufficiale in congedo del nucleo investigativo di Castello di Cisterna, è indagato per concorso in omicidio volontario. Sarebbe stato presente sul luogo del delitto, quel 5 settembre del 2010, nonostante avesse già smentito a verbale la circostanza quando fu interrogato dal pm Rosa Volpe e dall'allora procuratore di Salerno Franco Roberti come testimone. La pista dei carabinieri infedeli è stata più volte battuta dagli inquirenti, dietro anche le insistenze dei familiari di Vassallo, senza però risultati significativi. Negli anni scorsi, pure un alto ufficiale dell'Arma sempre in servizio a Castello di Cisterna finì sott'inchiesta, ma la sua posizione fu successivamente archiviata per insussistenza di qualsiasi spunto indiziario. La nuova ipotesi della Procura di Salerno, che ha ricevuto e approfondito gli atti della precedente inchiesta in cui è coinvolto Cioffi per aver offerto protezione e informazioni ai boss del clan Ciccarelli di Caivano, si riallaccia a uno dei filoni giudiziari originari: il sindaco Vassallo sarebbe stato ucciso con 10 colpi di pistola, poco prima di rientrare a casa, per essersi opposto allo smercio di cocaina nei locali nel suo paese-gioiello, incastonato nella corona cilentana. Droga che sarebbe arrivata a Pollica grazie ai vettori della camorra dell'area nord, presumibilmente. Camorra in cui Cioffi, stando alle ricostruzioni dell'ufficio inquirente partenopeo, sarebbe stato inserito da anni come «confidente» stipendiato del boss Pasquale Fucito. Negli atti del procedimento sulla camorra del Parco Verde, Cioffi è indicato come la «talpa» che avrebbe offerto soffiate ai trafficanti di Caivano in cambio di soldi e di altri benefit.
Come rivelato dal quotidiano online Giustizia News24, Cioffi è già stato interrogato dal pm Leonardo Colamonici in relazione all'accusa di omicidio ma si è avvalso della facoltà di non rispondere.
A imprimere una svolta all'inchiesta è stato un verbale di un testimone R. R., già sentito in una prima fase delle indagini, secondo cui Cioffi era a Pollica il giorno dell'agguato. Circostanza già esclusa in passato . Ma qualcosa, nel frattempo, dev'essere cambiata.
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