Casa del comune in regalo ai rom assassini scarcerati

In un inseguimento tra loro uccisero un ragazzo innocente in moto. Ai domiciliari a spese nostre

Casa del comune in regalo ai rom assassini scarcerati

Firenze Lo scorso giugno avevano investito e ucciso un giovane durante un inseguimento da far west per le vie di Firenze, ma dopo pochi mesi cinque dei sei Rom responsabili di quell'omicidio sono usciti dal carcere. Ha il sapore dell'ennesima beffa il pronunciamento del tribunale del Riesame che ha deciso di mandare ai domiciliari col braccialetto elettronico altri tre colpevoli della morte di Duccio Dini travolto mentre era fermo al semaforo - dopo aver già scarcerato di altri due componenti della banda. I tre che ora lasciano il carcere e vanno ai domiciliari sono Antonio Mustafa di 44 anni, Remzi Mustafa di 20 e Remzi Amet di 65. Solo a quest'ultimo non verrà applicato il braccialetto elettronico, per motivi di età. A Sollicciano resta soltanto il macedone Mustafa Dehran, con l'accusa di omicidio volontario. Per i familiari e gli amici della vittima è una triplice beffa, a ben vedere: oltre al fatto che nessuno del commando si trova più nel carcere di Sollicciano, infatti, la decisione del tribunale riporta i cinque rom agli arresti domiciliari nelle case popolari del Comune di Firenze, ossia pagate coi soldi pubblici. Il tutto, peraltro, accade proprio nel giorno in cui il presidente della Regione Toscana ha presentato il ricorso alla Corte Costituzionale contro il decreto sicurezza del governo. Tra coloro che hanno usufruito della misura meno restrittiva c'è anche il capo della spedizione punitiva costata la vita al 29enne Duccio Dini, colpevole di essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Se gli amici della vittima si dicono sconvolti e non hanno voglia di aggiungere commenti, la vicenda ha invece scatenato una selva di reazioni indignate, a partire da quella del sindaco fiorentino Dario Nardella: «Siamo sorpresi e amareggiati: se è dipeso da un problema della legge spiega, ricordando di aver proposto di modificare la norma che assegna le case popolari a chi si è macchiato di reati del genere - allora una legge del genere deve essere cambiata». Ma il centrodestra toscano critica proprio l'inefficacia delle promesse del sindaco: «È grave che i responsabili di quella morte siano tornati nelle case del Comune tuonano Achille Totaro (FdI), Marco Stella e Deborah Bergamini (Fi) che contribuisce così ad alleviare la loro detenzione, dopo che il sindaco Nardella aveva detto che gli alloggi popolari dovevano essere tolti a queste persone. Pretendiamo risposte chiare e ci batteremo perché questi fatti non passino sotto silenzio: le case popolari vadano a fiorentini e italiani che ne hanno davvero bisogno».

Molti dei condannati per l'omicidio di Duccio erano residenti nel campo Rom del Poderaccio,

che in seguito a quell'episodio è stato sgomberato. Eppure dopo poche settimane una nuova baraccopoli abusiva con una ventina di disperati, tra cui anche minori, è sorta sul greto dell'Arno, non lontano dal campo nomadi.

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