Case ai profughi, il prefetto frena. Forza Italia: il governo chiarisca

Treviso, retromarcia di Lega: "Io fraintesa". Salvini: "Ora cambi lavoro", Gli azzurri portano il caso in Parlamento: non siamo cittadini ma schiavi

Case ai profughi, il prefetto frena. Forza Italia: il governo chiarisca

Requisire le case sfitte ai privati per destinarle ai richiedenti asilo che i sindaci non vogliono accogliere. Che si tratti di «un'uscita infelice», come l'ha definita il governatore del Veneto Luca Zaia, di una minaccia reale, oppure di un semplice scossone morale, a cui ora il prefetto di Treviso Laura Lega tenta di riportare il senso dell'aut aut lanciato a una quarantina di primi cittadini ribelli alle quote di migranti assegnate dal Viminale, il caso è aperto. Ed «è necessario che il governo venga in Parlamento a riferire se questa misura verrà davvero applicata - sostiene Deborah Bergamini, responsabile comunicazione di Forza Italia - perché sarebbe un esproprio proletario in piena regola ai danni degli italiani. Poi finiranno per prenderci i soldi dai conti correnti. Non siamo più cittadini ma schiavi di un governo non eletto». La «misura» in questione, paventata come extrema ratio dalla rappresentante del governo in un muro contro muro sollevato con gli amministratori del Carroccio della provincia trevigiana ribelli al reperimento di altri 1.428 posti nelle strutture di accoglienza come stabilito dall'ultimo bando prefettizio, è quella di mettere le mani sugli edifici privati vuoti. Espropriando di fatto le famiglie delle proprietà immobiliari non locate, così da utilizzarne gli spazi in via emergenziale per l'accoglienza dei richiedenti asilo. Il leader della Lega, Matteo Salvini tuona: «Siamo alla follia. Caro prefetto, cambia mestiere che è meglio!»Lo tsunami di indignazione ha spinto il prefetto a precisare, pur senza arretrare: «La mia provocazione - così la definisce Lega - voleva pungolare i sindaci, far capire loro che non si può rimanere fermi. È stata data eccessiva enfasi a una farse pronunciata in quattro ore di discussione (durante una riunione convocata con i sindaci e disertata dai primi cittadini padani in segno di protesta, ndr) ma noi ci troviamo in una fase di emergenza - aggiunge - i migranti sono in aumento». Sono oltre 7mila e 500 quelli già accolti dal Veneto, a fronte di una quota stabilita dal ministero di oltre 8mila, ma i numeri rischiano di essere esponenziali in vista della nuova ondata di sbarchi prevista con l'arrivo della primavera e con lo spostamento delle rotte migratorie dai Balcani al mare. Ecco che a maggio, se i sindaci continueranno a dire di no, «l'estrema soluzione sarebbero le requisizioni delle case sfitte, come anche le tendopoli, ma come ho detto non voglio arrivare a questo», precisa ancora Lega. Più che un'ipotesi concordata e al vaglio del ministero dell'Interno, quella del prefetto pare una presa di posizione solitaria per costringere a un passo indietro del Carroccio.

Eppure, il capo del dipartimento per le libertà civili e all'immigrazione del Viminale, Mario Morcone, spiega al Corriere del Veneto che la valutazione di eventuali requisizioni spetta «in caso di situazioni drammatiche» al ministro, e che comunque si tratta pur sempre di «un istituto del diritto» che «nulla ha a che vedere con le confische ai mafiosi». Non solo, se i sindaci non collaborano, «è chiaro che tocca ai prefetti decidere al posto loro».

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