Il censore di Berlusconi adesso cambia idea dopo anni di insulti

Emmott (ex «Economist») nel 2001 giudicò «inadatto» il Cav. Ora ne registra il ritorno

Il censore di Berlusconi adesso cambia idea dopo anni di insulti

Sarà che i giornalisti scrivono sulla sabbia; sarà che certi pensieri vengono sotto il sole che acceca. Ma avete presente la duplice conversione di Saulo (Paolo), conclamati capolavori del Caravaggio? Quella folgorazione sulla strada di Damasco che rende il soldato di Tarso pronto a tramutarsi nell'apostolo di Cristo, proprio mentre uno zoccolo del cavallo miracolosamente lo scansa?

Ecco, ci siamo quasi. Un altro dei più feroci Soloni dell'era del Cav imperante - e ancor più quando ci fu il declino -, ci ha ripensato. Non può che constatare come l'incredibile «maratoneta di 81 anni» è il king maker delle prossime elezioni. Presumibilmente, sarà pure il Salvatore della Patria dall'orda grillina. Esagerazioni? Bill Emmott dixit, e l'articolo dell'ex direttore dell'Economist potrete gustarlo qui sotto. Ma è interessante aggiungere che si tratta del medesimo Emmott che, nel 2001, dopo la vittoria più travolgente del centrodestra, dedicò la copertina della rivista a Silvio Berlusconi per dire che era «unfit to lead Italy», inadatto a guidare l'Italia. E continuò per l'intero quinquennio e oltre, ovviamente ripreso dai quotidiani mainstream (La Stampa gli fornì una collaborazione dal 2010, La Repubblica a seguire), secondo quel burlesco gioco di rimandi tra giornalisti italiani e stampa estera che da decenni allieta la vita redazionale di questo e altri quotidiani. Nel 2012, scimmiottando lo stile di Michael Moore, Emmott girò il documentario «Girlfirend in a Coma» per fotografare le macerie lasciate dal berlusconismo. Ancora nel 2013 sosteneva che la carriera di Berlusconi era finita e che per dignità avrebbe dovuto ritirarsi, «la soluzione logica è che passi il testimone a sua figlia Marina» in quanto «è tipico di Berlusconi usare metodi dinastici». Qualora avesse voluto candidarsi a premier, aggiungeva, «si andrebbe a certa crisi costituzionale». In precedenza, il noto sputasentenze britannico aveva spiegato come e perché Berlusconi «rovina l'immagine dell'Italia». Non era il solo, Emmott, perché di tanto in tanto Wall Street Journal e i cosiddetti altri autorevoli corrispondenti si dilettavano nell'analisi del nostro vissuto ritagliando nella figura del Cav il male assoluto. Nel giugno del 2012 definendo «ultima pagliacciata» del Cav un suo (presunto) ritorno alla politica attiva. Inutile aggiungere che, nel frattempo, Angela Merkel si affrettava a far pace con l'ex premier italiano e che varie fonti (Zapatero, Galbraith) accreditavano la teoria del «golpe» per far cadere il governo Berlusconi nel 2012.

Tesi che persino Prodi avvalorava di recente, immaginando che le posizioni su Gheddafi, Putin e la situazione libica avessero motivato, da parte britannica, francese e tedesca, una voglia di «fargliela pagare» Da ultimo, l'endorsement di Eugenio Scalfari che preferisce Silvio a Di Maio. C'è da affrettarsi, insomma: sul carro del vincitore, ormai, solo posti in piedi.

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