A notte la mossa di Salvini che rilancia Casellati. Se non passa c’è la trattativa

Il centrodestra verso il voto per il presidente del Senato. Le divergenze sui candidati, il nome di Massolo, il faccia a faccia tra Tajani e Draghi

A notte la mossa di Salvini che rilancia Casellati. Se non passa c’è la trattativa

È il tempo della trattativa finale, del Mattarella invocato come grande paracadute istituzionale e della ricerca di una exit strategy che consenta di vanificare il feroce gioco dei veti incrociati, procedendo già nella giornata di oggi all'elezione del nuovo Capo dello Stato. «Il mio obiettivo è tenere unito il centrodestra e tenere unita la maggioranza. Confido che domani sia la giornata buona» dice Matteo Salvini parlando fuori da Montecitorio. Ma la giornata del centrodestra si apre subito con un confronto piuttosto acceso sulla linea da seguire nel voto in aula. «Ma perché dobbiamo astenerci? Abbiamo detto per un mese ai nostri elettori che finalmente avevamo più numeri, che poteva essere la volta di un presidente di centrodestra, e poi non ci proviamo nemmeno?» chiede Giorgia Meloni a Matteo Salvini, Antonio Tajani, Lorenzo Cesa nel vertice mattutino. Alla fine il centrodestra decide di dichiararsi «disponibile a votare un nome di alto valore istituzionale», abbandonando quindi la rosa proposta inizialmente. Ma «per consentire ai grandi elettori di tutti i gruppi di superare veti e contrapposizioni la coalizione ha deciso di dichiarare il proprio voto di astensione nel voto odierno». Una procedura che non determina né l'assenza né il ricorso alla scheda bianca. I grandi elettori del centrodestra rispondono alla chiama, ma una volta scesi al centro dell'Aula si dichiarano «astenuti» senza ritirare la propria scheda, per poi uscire dall'Aula senza passare dalle cabine. «L'astensione è per evitare scontri, non voglio un candidato di bandiera», spiega ancora Salvini.


La ricerca del nome giusto si sviluppa per tutto l'arco della giornata. Nella notte si tenta un affondo su Pier Ferdinando Casini, su cui Matteo Renzi avrebbe assicurato il sostengo del Pd. Forza Italia e Udc sono favorevoli, dal leader della Lega arriva qualche apertura, ma poi la finestra si chiude con il trascorrere delle ore, a causa delle resistenze interne al Carroccio e a quelle ampiamente dichiarate di Fratelli d'Italia. A quel punto sembra prendere quota il nome di Elisabetta Belloni, una carriera in diplomazia e attuale direttrice generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, il dipartimento presso la Presidenza del Consiglio dei ministri che ha compiti di coordinamento e vigilanza sulle attività dei servizi segreti italiani. Viene però stoppata da Forza Italia e Udc. In un alternarsi di discese e di risalite si va avanti così per tutta la giornata con la Lega che riflette su una terna composta da nomi nuovi come Giampiero Massolo, Sabino Cassese e Franco Frattini. Candidature però che fanno fatica a decollare e vengono analizzate nel vertice serale del centrodestra che inizia a tarda sera con un obiettivo: stabilire un nome su cui contarsi nella votazione di oggi. Potrebbe essere quello di Elisabetta Casellati, perché ormai a notte la presidente del Senato sembra tornare in pista come candidato da proporre oggi alla quinta votazione, se non dovesse passare il centrodestra si siederebbe al tavolo della trattaiva. Resta viva, però, anche l'interlocuzione con Mario Draghi. Sì, perché se si arrivasse a una soluzione bisognerebbe rassicurare il premier e «blindarlo» a Palazzo Chigi. L'idea per dare forza all'esecutivo, chiamato a sopravvivere nella tormenta dell'ultimo anno di legislatura, è quella di un rimpasto con l'ingresso di figure fortemente politiche.

È su questo che si concentra il confronto pomeridiano tra Antonio Tajani e il premier. Con la possibilità di un esecutivo dei leader con lo stesso coordinatore di Forza Italia e Matteo Salvini in alcuni posti chiave del «Draghi Bis».

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