Roma«È stata una direzione nazionale molto accesa, quella di Ncd». Sembra usare un eufemismo l'europarlamentare centrista Massimiliano Salini, parlando del redde rationem di martedì con il leader Angelino Alfano.
Che cosa è successo?
«È stato chiaro che nel partito ci sono due posizioni nette, senza mezze misure. Quella di chi nutre ancora fiducia in Matteo Renzi e vuole continuare il rapporto nel suo governo e quella di chi non ha minimamente intenzione di farlo e pensa che l'unica possibilità per noi sia di lavorare all'interno di un nuovo centrodestra».
Si chiama spaccatura.
«Gli interventi hanno mostrato una divisione netta, non una spaccatura rovinosa ma sostanziale sì. Il mio è stato il primo e ha aperto un dibattito forte. L'intento non è quello di creare una fazione dentro un partito che non arriva al 4 per cento, ma riconoscere che finita la fase emergenziale del governo Letta, con il rischio di una vittoria alle elezioni del M5S, non si doveva arrivare ad un'alleanza con il centrosinistra. Ncd nasce da un'idea diversa di Italia e deve rientrare nel centrodestra».
Lei auspica quindi un accordo con Silvio Berlusconi per tornare in Fi?
«Lasciamo da parte le beghe su se sia Fi a dover inglobare Ncd o il contrario: l'importante è che si ricostituisca nel nostro Paese una destra moderata, che dialoghi con la Lega di Salvini, che ha il vento in poppa. Un soggetto politico completamente nuovo, che con un po' di autocritica superi gli errori del passato».
Quali sono i principali?
«Il primo è appunto quello di non aver interrotto la collaborazione con il governo quando da Letta si è passati a Renzi e un'alleanza tattica e transitoria è diventata politica. Il secondo, gravissimo, è la scomparsa della questione settentrionale dalla nostra agenda. Ncd ha totalmente snobbato il Nord, trascurato il mondo produttivo, quello delle imprese da cui provengo, che ci ha sonoramente punito perché il governo ha aumentato la pressione fiscale su chi rischia, fino a far arrivare le tasse al 60-70%».
A questo punto, cadrebbe il sostegno a Renzi?
«Oggi né Fi né Ncd hanno interesse ad un'immediata caduta del governo, ma serve una sorta di Patto del Nazareno 2.0, con Renzi da una parte del tavolo ed Ncd con Fi dall'altra, quella destra. L'accordo dovrebbe essere su pochi punti precisi che riguardino le riforme».
Quali?
«Primo, una modifica dell'Italicum. Penso che ci dovrebbe essere un premio di maggioranza alla coalizione e non alla lista e su questa linea si può arrivare con Fi ad una posizione comune. Secondo, una rivisitazione della riforma del Senato. Non sono contrario ad una struttura monocamerale, ma finché il Senato esiste dev'essere elettivo. Mi piacerebbe che ci si accordasse anche su altre questioni, in primis fisco ed educazione, ma capisco che sarebbe difficile in questa fase transitoria».
Quanti dentro Ncd la pensano come lei?
«Quando sono in Italia e non a Bruxelles giro il territorio e cerco di capire quello che vogliono i nostri elettori: uscire dall'ambiguità, fare un passo avanti che non sia nel segno della conservazione ma della novità».
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