Coronavirus

"La curva dei contagi scende" Più vuote le terapie intensive

Nuovi casi stabili, 570 morti, guariti sopra 30mila Il caso Lombardia, mortalità al 18,2 (in Italia è 12,7)

"La curva dei contagi scende" Più vuote le terapie intensive

Ancora una giornata interlocutoria per l'andamento del contagio in Italia. Il peggio è chiaramente passato ma il meglio non è ancora all'orizzonte. È una fase uno-e-mezzo a cui rischiamo di dover fare l'abitudine.

Quindi: 3.951 nuovi contagi, di nuovo (per un soffio) sotto quella quota 4mila che era stata sforata giovedì dopo tre giorni sotto. Il numero totale dei contagi attivi è a 98.273 e domani (speriamo di no) potrebbe sfondare quota 100mila. Di essi 3497 sono in terapia intensiva, in un calo sempre più evidente (-108) rispetto a giovedì. Sono ricoverati in reparti non specializzati 28.242 persone, 157 meno di ieri. A crescere quindi sono soltanto gli asintomatici o i paucisintomatici, che se la stanno smazzando in casa e che sono 66.534, ormai ben oltre i due terzi del totale. I nuovi morti restano in linea con la media dell'ultima settimana: 570. Il totale sale a 18.849, che fa dell'Italia ancora il primo Paese al mondo per croci nel cimitero del Covid. Ultimo dato quello dei contagi totali dall'inizio dell'epidemia: 147.577. Anche qui una soglia psicologica sarà probabilmente superata domani: quella del 150mila.

La Lombardia resta la regione prima in tutte le classifiche: quella dei contagi attivi (29.530, esattamente il 30 per cento del totale, davanti a Emilia-Romagna con 13.350, Piemonte con 11.576 e veneto con 10.647), quella dei contagi totali (56.048, il 37,9 per cento del totale, davanti all'Emilia-Romagna con 19.128), quella dei decessi (10.238, il 54,3 per cento del totale, davanti all'Emilia-Romagna con 2.397), quella dei malati in terapia intensiva (1.202, il 34,3 per cento, davanti al Pimeonte con 397) e quella dei tamponi, anche se in modo meno accentuato (sono stati 186.325, il 20,5 per cento dei 906.864 totali, appena davanti al Veneto che ne ha effettuati 180.700). Colpisce il tasso di mortalità del Covid in Lombardia, pari al 18,2 per cento del casi totali, dato nettamente superiore al 12,7 della media nazionale e al 5,9 del Veneto.

Un altro po' di numeri - abbiate pazienza - erano arrivati in tarda mattinata da Silvio Brusaferro, presidente dell'Istituto superiore di sanità, nel corso di una conferenza. «Il quadro di decrescita della curva epidemica rimane costante ed è positivo perché dimostra che le azioni sono efficaci nel rallentare la diffusione dell'epidemia nei diversi contesti dove la circolazione è diversa», ha esordito Brusaferro, che poi ha aggiunto dei dettagli molto importanti. Quello sulla stratificazione della letalità «confermata prevalente nelle fasce di età sopra i 70 anni che sono quelle che pagano il dazio più elevato: l'età mediana dei pazienti deceduti è di 80 anni, soprattutto uomini (le donne sono il 32 per cento) e la comorbilità è molto presente: il 63 per cento di chi è morto aveva più di tre patologie». Quello sui tempi della malattia, con i dati che confermano che avviene «un effetto trascinamento molto lungo fra il contagio e il decesso, pari a 2-5 settimane: questo trascinamento è la ragione per cui vediamo ancora un numero importante di morti». Quello sull'obiettivo vero, ovvero che «il numero dei contagi non deve superare l'R0 uguale a 1, altrimenti la curva riparte e nessuno di noi vuole questo».

Per questo serve andare avanti, spiega Brusaferro, con «il distanziamento sociale, l'igiene personale e vorrei enfatizzare anche tutto il tema del contatto, del lavaggio delle mani e dell'attenzione a come ci muoviamo e negli ambienti. La sfida sarà riorganizzare la nostra vita con queste misure». Soprattutto in questi giorni: «La Pasqua è un momento familiare, di incontro, di condivisione. Purtroppo quest'anno dovremo unirci nei sentimenti, nei cuori ma mantenendo il distanziamento sociale».

Natale con i tuoi, Pasqua con chi puoi.

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