Presidente Nello Musumeci, sciolto il nodo della Tav, quello delle autonomie diventa un tema cardine del confronto tra Lega e Cinquestelle. Vede la possibilità di un accordo?
«Secondo me non ci sono le condizioni per arrivare alla definizione del problema in tempi ragionevoli e rapidi. M5s fa demagogia perché vuole mantenere per intero l'apparato del malcontento nel Mezzogiorno e quindi esaspera i toni del dibattito attorno al regionalismo differenziato».
Lei si confronterà con il governo su questo tema?
«Sul piano del metodo si è iniziato male perché le regioni del Sud sono state tenute fuori da ogni confronto. Il buonsenso e la ragionevolezza avrebbero suggerito l'istituzione di un tavolo presso la Presidenza del Consiglio con tutti i governatori delle regioni italiane. Il tutto accompagnato da un cronoprogramma stringente. L'ho fatto presente. Devo dare atto al presidente del Consiglio di avere subito assicurato una convocazione dei governatori».
Lei vuole davvero che questa riforma prenda forma?
«Sì, credo che dopo tanti anni di tentativi le Regioni del Nord abbiano diritto di avere risposte e non si possa trascinare questo tema ulteriormente».
Avete il timore che l'autonomia differenziata si traduca in un impoverimento per il Sud?
«Per confutare questa tesi quale luogo migliore di un tavolo con la presenza di tutti coloro che sono interessati, direttamente e indirettamente? Bisogna mettere in chiaro tutti gli effetti della riforma. Quali garanzie vengono offerte per il fondo di solidarietà? Quali per la perequazione fiscale e infrastrutturale? Domande legittime che meritano legittime risposte».
Non teme che qualcuno vi accusi di voler difendere l'assistenzialismo?
«Sono il primo a dire basta al Sud lamentoso, riconosciamo i nostri errori ma dateci gli strumenti per recuperare. Noi siciliani siamo la regione con la più lunga storia autonomistica d'Italia, il problema è capire se l'autonomia differenziata può essere gestita in una cornice non di privilegi ma di responsabilità. Sono il primo ad ammettere che soprattutto nella mia Regione lo statuto non sempre è stato utilizzato per cogliere le opportunità di crescita, ma lo Stato ora deve consentirci di andare in quella direzione».
Pensa a misure particolari?
«Serve un piano straordinario, un Piano Marshall con risorse finalizzate a precisi investimenti infrastrutturali. Il Sud oggi riceve il 34% della quota nazionale secondo un parametro legato alla popolazione. È un metodo sbagliato perché non si tiene conto delle condizioni di svantaggio in cui si trova. Si può anche continuare nella vulgata dei terroni pigri e assistiti, ma qui le imprese devono fare miracoli per una serie di diseconomie legate alle carenze infrastrutturali, al credito - non ci sono più banche del Sud ma solo sportelli di banche del Nord - all'illegalità e alla burocrazia.
Qui un processo fallimentare richiede 5000 giorni, mentre nella media italiana bastano 2800 giorni. Le infrastrutture in Sicilia sono attese da 30 anni, non è una mera rivendicazione, ma la consapevolezza di come questo governo, ma anche quelli che l'hanno preceduto, verso il Sud non ha un'attenzione particolare».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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