Pensare di scegliere il male minore quando invece è l'errore più grande. Restare zitte e covare paura. E quella voce che dentro rimbalza: non sta succedendo a me. E invece. Chi aspetta perde. Quasi 11 stupri al giorno, 4mila ogni anno. Più di un milione di donne colpite in Italia. Un reato orribile che resta purtroppo opaco, spesso consumato in famiglia e in cui le denunce sono ancora troppo poche. Lo dicono gli esperti.
Secondo l'Istat, un milione e 157mila donne avrebbero subito una violenza sessuale nel corso della vita, tra stupri e tentati stupri. Eppure, nelle denunce degli ultimi anni, si registra una lieve flessione: 6% in meno tra il 2014 e il 2015 e 13% in meno dal novembre 2015 al novembre 2016. Vittime che restano tragicamente in silenzio. Anche gli ultimi dati del Viminale confermano la diminuzione delle denunce per stupro.
Anna Carusone di Bellona, nel casertano, ci ha perso la vita. Dal punto di vista investigativo non risultano denunce sporte nei confronti del marito. «Denunciate», è invece l'appello del procuratore di Santa Maria Capua a Vetere Maria Antonietta Troncone. Superare la vergogna e la paura. Uscire allo scoperto nonostante il paesino, le malelingue, la diffidenza della gente che non sempre sa essere solidale. «Donne denunciate, solo così le violenze possono venire alla luce, solo così il pronto intervento delle forze dell'ordine, dei servizi sociali, delle autorità giudiziarie». Più facile da dirsi che da farsi. Lo dicono i numeri. A Cassino a restare in silenzio è la mamma che si sarebbe tenuta per sé il dubbio - atroce - di un marito colpevole di incesto. Lei che qualche sospetto lo avrebbe avuto. Già con la figlia maggiore, tanto da mettere in guardia la piccola: non stare sola con papà. Avrebbe detto alla ragazzina. Madri ostaggio della violenza, dicono alcuni. Cosa possa spingere una donna a coprire le violenze sessuali ai danni della propria stessa bambina resta un mistero. Atroce. Anche il solo dubbio dovrebbe far scattare. E invece vince un irresponsabile lasciar correre. Il senso di incredulità, l'enormità della cosa che sfianca solo al pensiero, l'incapacità di affrontarne il peso. L'idea - falsa - che non parlandone non esiste, l'imbarazzo di accettarlo, il senso di colpa che sbanca. Possibile che quel senso di protezione che rende le madri capaci di tutto pur di difendere il proprio cucciolo possa venir messo tra parentesi per un irragionevole, insostenibile quieto vivere? Quanto può essere colpevole un silenzio? La responsabilità dell'abbandono e della difesa? Questa madre che oggi resta barricata sulla linea della difesa e che dice: era tutto da provare. E intanto chiede un funerale degno per quel marito che sotto il peso delle indagini si è ammazzato.
Un anno fa Ylenia Bonavera ha ventidue anni ed è nel pieno del suo calvario. Incinta e bruciata viva lotta per la vita. «È stato lui, Alessio». Aveva gridato alla madre e alla vicina accorse per le urla strazianti. Poi il cambio di versione. Repentino e immotivato. Lei che dice di amarlo ancora. Vittime due volte. La rabbia di una madre che assiste impotente quella figlia che non vuole difendersi.
A Caivano, nel Napoletano, ci sono voluti dei bambini a fare giustizia ai bambini violentati. I grandi zitti e complici. Sporca omertà.
Anche di quelle madri delle figliolette cadute nella rete delle violenze. Un sistema rodato, i familiari, i vicini di casa. Un orrore che diventa distratta abitudine. Un arrendevole, colpevole stato di cose. Peggio cosa c'è?
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