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Le due Argentine in guerra. Maradona diventa pedina

Il Pibe sfruttato come quando era vivo. Il decesso resta un giallo. Scontro tra governo e opposizione

Le due Argentine in guerra. Maradona diventa pedina

San Paolo. Maradona fa litigare anche da morto. Del resto è avvolta ancora oggi tra polemiche e misteri la morte con sparizione del cadavere imbalsamato di Evita (rimase per un lungo periodo al cimitero monumentale di Milano) al pari delle mani mozzate rubate post mortem del marito Juan Perón (una contraddizione ideologica vivente visto che fu amico del Duce, rivoluzionario di sinistra dall'esilio nella Spagna di Franco e poi, da vecchio, spietato contro i rivoluzionari argentini). Con tali premesse figurarsi per quanto andranno avanti le polemiche e le accuse incrociate sulla camera ardente di Maradona tra il governo peronista e l'opposizione argentina, sempre più debole, come accade in ogni pandemia che si rispetti.

Polemiche feroci sulla folla oceanica dell'altroieri, con annessi tafferugli tra la Polizia ed i fedeli di Diego e la curva da stadio entrata a forza nel giardino interno della Casa Rosada. Dopo il corpo di Evita e le mani di Perón, ieri è dunque iniziata la polemica sulla morte di Diego destinata a continuare per lustri. Di certo tutti lo hanno sfruttato da vivo, figurarsi ora da morto. Anche perché il mistero sulla sua dipartita permarrà sino agli esiti dell'esame tossicologico dell'autopsia, che non ci sarà prima di dicembre. Ma soprattutto perché alla morte di Diego è legata a filo doppio l'eredità. Lui voleva tornare a Cuba, ma non ne aveva né forza né lucidità e, dunque, polemiche ed accuse feroci contro chi ha deciso che andasse in affitto al Tigre senza medici e fosse dimesso in condizioni pietose lo scorso 11 novembre, dopo un'operazione al cervello. Condizioni mentali compromesse da almeno due anni, ma aggravatesi ulteriormente negli ultimi mesi.

Come in ogni pandemia, il governo centrale ieri ha scaricato le responsabilità delle agglomerazioni enormi sul governatore di Buenos Aires, che è dell'opposizione ma che non c'entra nulla perché la sicurezza era compito dell'esecutivo kirchnerista. Dal canto suo l'opposizione ieri ha accusato il presidente Alberto Fernández di avere agito in modo irresponsabile nell'organizzare la camera ardente di Maradona.

Questa lettera di ringraziamento a Diego è stata pubblicata ieri da un giornale sportivo. Vale la pena leggerla.

«Grazie Diego! Sinceramente non avrei mai pensato di ringraziarti per qualcosa che non avesse a che vedere con il calcio, ma oggi sento che devo farlo. Grazie Diego per averci mostrato cosa siamo, per aver messo a nudo il governo che abbiamo. Per farci capire che abbiamo un paese che quando i nostri nonni stanno morendo e non hanno la possibilità di avere un'ambulanza, tu ne hai avute 11 ferme davanti a casa tua per ore. In un paese dove la polizia non ha fatto passare una bambina malata di cancro e suo padre se la è dovuta caricare in braccio per 5 km, mentre tu avevi centinaia di poliziotti che hanno fatto una carovana per portarti alla Casa Rosada. Un paese in cui migliaia di persone (me compreso) non hanno potuto salutare né vegliare i loro cari deceduti, ma tu hai avuto un addio oceanico e senza controlli. Sì, è lo stesso Paese in cui questo presidente ci ha tenuti rinchiusi per 9 mesi e ha fatto fallire migliaia di aziende, dove molti sono rimasti bloccati senza poter raggiungere le loro case e dove tante altre persone sono morte da sole, perché c'era una pandemia mortale. Grazie Diego per aver permesso che si mostrassero queste due Argentine a fior di pelle: una per le celebrità e per i politici dove va tutto bene, un'altra per i comuni cittadini che devono rispettare le regole di coloro che non le rispettano. Tu che amavi togliere la maschera a tutto Diego, oggi hai tolto la maschera dalla quarantena e dal governo che appoggiavi. Che tu possa riposare in pace e grazie ancora!».

Ieri lo stato d'animo dell'argentino medio era questo, al di là di qualsiasi polemica politica.

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