Ecatombe in Indonesia. Oltre 800 i morti per terremoto e tsunami

Ancora migliaia i dispersi sull'isola di Sulawesi. La Farnesina: nessun italiano

Ecatombe in Indonesia. Oltre 800 i morti per terremoto e tsunami

La conta spaventosa destinata a salire e salire ancora. Terremoto e tsunami che si abbattono come un incubo che ritorna. L'Indonesia colpita venerdì da un terremoto di magnitudo 7.5 seguito da uno tsunami. Era già successo e ora il Paese cade ancora nell'orrore e Palu, agglomerato di 350mila abitanti sulla costa occidentale di Sulawesi, conta le vittime. Ed è quello che tutti avevano temuto fin dall'inizio: un'ecatombe. Oltre ottocentotrenta morti. Calcoli che inevitabilmente saliranno, perchè là sotto, nel caos delle macerie e dei cavi, tra la polvere degli edifici crollati e il fango melmoso del mare restano centinaia di corpi intrappolati, cadaveri in molti casi, ma anche dispersi che aspettano il miracolo, una mano che salva e tira fuori. Sono le ore della corsa contro il tempo, c'è un gran via vai, chi può vuole aiutare, scavare, portare barelle, urlare e avvisare dove ancora si sente qualcosa, una voce, un lamento, un alito ancora, ma si corre anche per sotterrare i cadaveri, per evitare la diffusione di malattie. Diverse squadre sono impegnate nell'area dove si trovava l'hotel Roa Roa, ora un cumulo di macerie sotto cui potrebbero trovarsi vive 50 a 60 persone. «Abbiamo salvato tre persone e abbiamo sentito altri voci, inclusa quella di un bambino, chiedere aiuto, sono ancora lì». Si scava anche sotto un market. Gli ospedali, quei pochi rimasti in piedi, non hanno più spazio per accogliere i corpi che arrivano minuto dopo minuto. «Il numero delle vittime continuerà ad aumentare», ha ammesso il portavoce dell'agenzia per la gestione dei disastri, Sutopo Purwo Nugroho. «Oggi inizieremo le sepolture di massa delle vittime, per evitare la diffusione delle malattie».

I soccorritori intanto corrono per tentare di salvare altri superstiti intrappolati, mentre fanno i conti con la mancanza di corrente elettrica e di equipaggiamenti. I sopravvissuti affrontano la terza notte all'aperto, mentre i saccheggi dei negozi proseguono. Il Paese sembra come sotto choc, sconcertato e spaventato davanti all'enormità della tragedia; la polizia presente non interviene e il governo non ha potuto fare altro che promettere un rimborso ai proprietari. Gli obitori scarseggiano e i cadaveri restano all'aperto, in pieno sole, parzialmente coperti in attesa di essere riconosciuti e reclamati dalle famiglie. Negli ospedali i feriti meno gravi vengono curati all'esterno, si vedono pazienti con flebo attaccate al braccio appoggiati ai muri in attesa. L'agenzia per i disastri ha anche dato una prima stima di stranieri a Palu: sarebbero 71, la gran parte è in salvo, mentre tre francesi e un sudcoreano sono dispersi; fonti della Farnesina hanno dichiarato che al momento non risulterebbero italiani tra i dispersi.

Il presidente Joko Widodo ha visitato la regione, esortando a lavorare «giorno e notte» per recuperare tutti coloro che possano ancora essere salvati. Ma il portavoce dell'agenzia dei disastri ha sottolineato che la forza delle braccia e l'impegno non sono sufficienti: «Le comunicazioni sono limitate, i macchinari anche, non è abbastanza per il numero di edifici crollati». Tuttavia, almeno a Palu la situazione è chiara. Così non è nelle zone più difficili da raggiungere, dove la sorte di migliaia di persone ancora non è nota. Laggiù è buio totale e il bilancio potrebbe arrivare a «migliaia» di morti.

Le immagini satellitari mostrano navi trascinate sulla terraferma, ponti crollati, strade bloccate da frane. Varie ong internazionali sono intervenute, mentre l'Unione europea ha annunciato 1,5 milioni di euro in aiuti immediati.

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