Io vorrei sapere cosa hanno nella testa, al posto dei neuroni i semi di girasole forse. Mi riferisco ai due attivisti che ieri hanno lanciato barattoli di zuppa di pomodoro contro uno dei famosi Girasoli di Van Gogh esposto alla National Gallery di Londra. A parte che mi sono sempre stati sulle scatole gli attivisti proprio perché ho l'impressione che si attivino come si attivano perché non hanno altro da fare, tant'è che la coppia di sceme, del movimento Just Stop Oil, è andata a imbrattare un Van Gogh da 86 milioni chiedendo l'immediata cessazione di ogni nuovo progetto petrolifero.
Cosa c'entri Van Gogh con i progetti petroliferi non si sa, né cosa gliene possa fregare alle industrie petrolifere, forse alle due signorine hanno detto che era un quadro di dipinto a olio e nella loro testa vuota Van Gogh era un magnate del petrolio (in Francia potevano prendersela con la Total se proprio volevano). Il Van Gogh comunque si ripulirà, nessun problema, i loro cervelli dubito, una volta rilasciate ne penseranno un'altra.
Anche perché mica è la prima volta. Gli ambientalisti (non gli stessi, altri, perché la mamma degli attivisti è sempre incinta) se l'erano già presi il 29 maggio con la Gioconda di Leonardo, e a luglio a Firenze altri due attivisti si erano incollati le mani al vetro de La Primavera di Botticelli (tutti dipinti a olio, hanno pensato questi, basta colori a petrolio!).
A dire il vero non sono neppure tra gli attivisti peggiori, quelli più dannosi hanno un fanatismo religioso e antiscientifico che miete vittime. Tra i più esecrabili ci sono quelli di Greenpeace, di cui ricordo la battaglia contro gli OGM (ancora oggi OGM induce al sospetto e a portato anche l'Italia a vietarne la coltivazione). Contro Greenpeace si schierarono centodieci Premi Nobel, perché gli attivisti verdi non volevano il Golden Rice, un riso geneticamente modificato che lo rendeva capace di produrre betacarotene, un precursore della vitamina A, capace di salvare ogni anno settecentomila bambini dalla morte e cinquantamila dalla cecità, ma nessuno è più cieco di un attivista, che pure quando ha una causa giusta la fa passare dalla parte del torto, basti pensare a Greta Thunberg, la cui antipatia ti fa restare simpatico il surriscaldamento globale. Per non dire quanto ti fanno diventare misogino le femministe.
Il messaggio degli attivisti di Van Gogh, comunque, che deve essere stato pensato bene, è questo: «Cosa vi interessa di più, l'arte o la vita?». Perfino le domande di Marzullo hanno più senso, come se l'arte oltretutto non fosse vita. Anzi, le due sceme (o come direbbe Vittorio Sgarbi le due capre, con tutto il rispetto per le capre) non lo sanno ma la specie umana comincia a riconoscersi come tale proprio quando comincia a produrre raffigurazioni artistiche.
Cosa mi interessa di più, se l'arte o la vita? A me interessa che andiate a studiare o a lavorare, così smettete di dire e fare cretinate. Che poi vanno a prendere proprio Van Gogh, uno che ha dato la vita per l'arte, e è morto anche povero. Avessero almeno preso di mira, che ne so, Cattelan. Neppure Cattelan c'entra niente con il petrolio, ma almeno un'automobile ce l'avrà, possono dire che Cattelan inquina. Con i soldi che ha però potrebbe avere una Tesla, ma tanto loro non avrebbero in ogni caso né una Tesla né una testa per rendersene conto.
Oppure potevano scegliere una zuppa di minestra di
pomodoro Campbell's di Andy Warhol, non perché avrebbe avuto un senso, ma almeno Andy Warhol aveva preconizzato che in futuro ognuno avrebbe avuto quindici minuti di celebrità, per questo probabilmente esistono gli attivisti.
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