D inanzi allo schieramento dei grandi elettori di Forza Italia, ieri pomeriggio, Silvio Berlusconi non ha mostrato incertezze. Nessun accenno, pertanto, allo stallo nella trattativa con Renzi. «Non abbiamo ancora individuato un candidato», ha ricordato il Cavaliere fornendo la prima, interlocutoria, indicazione di voto. «Quanto alle prime tre votazioni, scheda bianca», trapela da ambienti parlamentari. Poiché il quorum sarà di due terzi dei votanti è inutile bruciare nomi, niente candidati di bandiera, wait and see .
Alla fine dell'incontro è il capogruppo al Senato, Paolo Romani, a spiegare gli ultimi sviluppi. «Come metodo il Patto del Nazareno ha retto e continua a reggere», ha sottolineato evidenziando, però, che, sulla rosa dei candidati, «l'imbuto si sta restringendo». È chiaro che la contrapposizione manifestatasi nel faccia a faccia di qualche ora prima tra il premier e il suo predecessore renda più complicata qualsiasi manovra. Ecco perché Romani cammina sulle stesse orme di Berlusconi, escludendo più che aggiungere nomi alla rosa, negando piuttosto che affermare. L'ex ministro della Giustizia, Paola Severino? «Il disegno - aggiunge - è quello di un politico raffinato, di lunga esperienza, e non ho l'impressione che Severino corrisponda a questo ritratto».
D'altronde, anche Berlusconi ha fatto melina con le sue truppe. «Ho sentito in giro nomi di persone che sono poco conosciuti dalla gente come Cantone (il commissario anticorruzione ed ex magistrato, usato da Renzi come spauracchio, ndr ). Ecco, noi abbiamo detto no a candidati poco popolari e poco noti», ha rimarcato il presidente di Forza Italia. I contatti con Palazzo Chigi saranno costanti, l'obiettivo è superare l'impasse. Ma, ed è ciò che vuol far sapere ai suoi, senza arretrare troppo. «Rompere accordo e patti, interrompere il percorso di condivisione sul nuovo Capo dello Stato, non conviene a nessuno, nemmeno a Renzi», si lascia sfuggire il Cav.
Che ci tiene a ricordare come il Quirinale sia stato sempre brandito come un'arma contro di lui che in ventuno anni ha sempre avuto la malasorte di essere all'opposizione nel momento fatidico. «Abbiamo avuto la sfortuna di avere sempre presidenti della Repubblica a noi contrari e che hanno ostacolato la nostra azione politica e la nostra rivoluzione liberale», ha rilevato, ricordando come gli ultimi tre inquilini del Colle abbiano influito sulle decisioni della Cassazione e anche su quelle della Consulta, nominando giudici di sinistra.
Le pregiudiziali, quindi, sono note. Basta con presidenti «a noi avversi» che negli ultimi anni si sono «opposti alle nostre riforme, in particolare a quelle relative a giustizia e magistratura». Il nuovo capo dello Stato dovrà essere «politico, non tecnico, conosciuto per esperienza istituzionale ed estera, non troppo radicato a sinistra», racconta quindi ai grandi elettori.
La corsa al Quirinale e l'Italicum, comunque, hanno già prodotto un buon risultato: ricompattare il centrodestra. «Se in ballo c'è il bene dell'Italia, tutti i dispiaceri svaniscono», ha detto a proposito della ritrovata intesa con Angelino Alfano.
Fi e Area Popolare hanno 150 voti e saranno determinanti. E poi il premio di lista della nuova legge elettorale («che noi volevamo sin dal 1994») deve necessariamente portare all'unità. «Diversamente, sarebbe una follia», conclude.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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