Esecutivo in imbarazzo: "Ci sono anche elettori Pd"

Il successo spacca ancor di più il governo, Alfano diserta e manda la moglie

Esecutivo in imbarazzo: "Ci sono anche elettori Pd"

Il successo del Family Day è andato oltre le più rosee aspettative e il governo suda freddo. La partecipazione ad una kermesse antigovernativa da parte di politici del Pd e pure del ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti mette in luce tutte le contraddizioni di una maggioranza rabberciata e crea imbarazzo nel governo di Matteo Renzi. Tra i ministri si distingue per le sue acrobazie quello dell'Interno, Angelino Alfano, che veste i panni di Arlecchino servitore di due padroni.

Non può certamente inimicarsi la gremita piazza cattolica, infatti si è sempre dichiarato ostile al ddl Cirinnà sulle nozze gay, ma non può neppure mettersi contro il premier che ha appena elargito al suo partitino un bel pacchetto di poltrone dalle quali nessuno intende alzarsi in nome di un ideale. Quindi che fa Alfano? Non va in piazza ma manda la moglie in rappresentanza della famiglia e intanto riceve al Viminale il promotore della manifestazione, Massimo Gandolfini, garantendo il suo impegno per frenare la legge. Sulle unioni civili Renzi invece ha scelto fin dall'inizio il basso profilo. Pur riconoscendo genericamente la necessità di disciplinare le convivenze delle coppie omosessuali non si è mai apertamente schierato sulla stepchild adoption per non irritare le gerarchie vaticane, limitandosi ad opporsi allo stralcio delle adozioni dal ddl e ribadendo che su certi temi avrebbe lasciato libertà di coscienza. Ha scelto la parte di Ponzio Pilato, scaricando la responsabilità sul Parlamento ed evitando anche di far esporre troppo i suoi «generali».

Non a caso la discussione sul ddl è stata fatta scivolare alla prossima settimana, sperando che l'effetto Family Day si raffreddi. Adesso Renzi però deve fare i conti con quella piazza affollata nella quale a dire no alle adozioni «ci sono molti elettori del Pd», fa notare il democratico Giuseppe Fioroni. Tocca al vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini intervenire a caldo per ribadire il rispetto per la piazza ma anche la volontà di andare avanti. «Noi ascoltiamo le piazze e ascolteremo anche le ragioni di quella di oggi -dice Guerini- Ma sulla legge per le unioni civili non si torna indietro. Cercheremo una convergenza più ampia possibile». Linea confermata anche dal senatore Pd Andrea Marcucci.

«Stiamo lavorando per una soluzione ancor più condivisa -assicura- ma il Parlamento non farà un passo indietro sulle unioni civili». Anche il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, minimizza le divisioni. Legittimo che «il governo abbia opinioni diverse su un tema eticamente sensibile».

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