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Fi ora teme i giallorossi E Toti lancia la sua cosa

Berlusconi preoccupato dal governo Pd-M5s Il governatore ligure presenta il suo simbolo

Fi ora teme i giallorossi E Toti lancia la sua cosa

L a linea di Forza Italia non cambia. Nei giorni confusi in cui il diario della crisi di governo è sempre più segnato da accelerazioni, frenate e ripensamenti, Silvio Berlusconi - che ha trascorso il Ferragosto dalla figlia Marina in Provenza insieme ai nipoti - appare molto preoccupato per la piega che sta prendendo la situazione.

Il presidente di Forza Italia tre giorni fa si è sentito telefonicamente con Matteo Salvini e con il leader della Lega ha posto le basi per un accordo e per il rilancio di una alleanza di centrodestra tradizionale. L'offerta leghista prevedeva la sostanziale conferma dei parlamentari uscenti di Forza Italia in posizioni utili, così da minimizzare i rischi di possibili dissociazioni nel momento della sfiducia a Giuseppe Conte. Il patto elettorale era stato poi definito più nel dettaglio nelle ore successive dai dirigenti azzurri, in primis da Niccolò Ghedini, insieme a quelli del Carroccio.

Quell'accordo, però, visto il precipitare della situazione e il profilarsi della acrobatica alleanza tra Pd e Cinque stelle rischia di restare lettera morta. Alla luce degli sviluppi la dirigenza azzurra ha preso atto che la scelta dei tempi non è stata delle migliori. L'accelerazione della Lega è arrivata proprio nel momento in cui l'Italia è maggiormente sotto pressione a causa del rischio dell'aumento dell'Iva. A questo punto, è la convinzione del Cavaliere, il sentiero che porta alle elezioni - soluzione giusta e ideale per risolvere l'intrigo di Ferragosto - si fa sempre più stretto. Berlusconi è preoccupato in primis per la possibile nascita di un governo «giallorosso», così come lo è per l'ipotesi circolata ieri di un governo a guida Di Maio con una nuova maggioranza Lega-Cinquestelle. «Ha fallito da ministro, figuriamoci da premier», il suo pensiero. Dentro Forza Italia anche chi ha sempre considerato l'unità del centrodestra una priorità assoluta e un orizzonte strategico naturale come Niccolò Ghedini, Licia Ronzulli e Annamaria Bernini non nasconde perplessità per la tempistica scelta dalla Lega.

Forza Italia, a questo punto, non può fare altro che ribadire l'allarme per il possibile inciucio. «La mossa di Renzi rischia di aprire due scenari entrambi osceni: un accordicchio Pd-Cinque stelle che non sta né in cielo né in terra o un ritorno in tutta fretta al governo gialloverde, dal quale non a caso nessuno si è ancora dimesso», dice Anna Maria Bernini. E se Francesco Giro sottolinea il ruolo che Berlusconi dovrà avere nelle consultazioni, Sestino Giacomoni mette nel mirino il possibile «esecutivo degli sconfitti»: «Più che una grosse koalition alla tedesca sarebbe un grosse inciucion all'italiana, all'insegna del giustizialismo e del pauperismo». Duro anche Giorgio Mulè per il quale «i novelli Romeo e Giulietta della politica italiana, Pd e Cinque stelle, proseguono lo scambio "di amorosi sensi" in attesa del matrimonio che ha Matteo Renzi come paraninfo. Alla poltrona, si sa, non si comanda». Un «poltronismo» denunciato anche da Deborah Bergamini.

Proseguono anche le grandi manovre di Giovanni Toti per il varo della sua creatura politica. Ieri il governatore ligure ha presentato il simbolo scegliendo uno sfondo blu e arancione, con dentro il tricolore stilizzato e la scritta «Cambiamo con Toti». «Ecco il simbolo di Cambiamo, realizzato grazie ai vostri suggerimenti. Prima si vota meglio è.

Cambiamo ci sarà - conclude Toti - contro gli accordi al ribasso per salvare qualche poltrona, al fianco di chi vuole costruire un paese fatto di merito e di Sì».

CAmbiamo partito Toti

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