"Formigoni alla gogna Il rancore sociale non perdona l'antipatia"

Lo psichiatra: «Chi oggi festeggia, se all'epoca fosse stato al suo posto avrebbe fatto di peggio»

"Formigoni alla gogna Il rancore sociale non perdona l'antipatia"

Milano Il video di Roberto Formigoni che arriva al carcere di Bollate è diventato virale sui social. E in rete c'è un gusto morboso nell'assistere al crollo dell'ex presidente della Regione Lombardia.

Dottor Crepet, lei è psichiatra. Come spiega questa profonda antipatia manifestata senza alcun rispetto?

«È quello che è capitato a una serie infinita di politici e personaggi pubblici. A Silvio Berlusconi, a Bettino Craxi e Giulio Andreotti. Anche Matteo Renzi è crollato per antipatia. È un sentimento irrazionale che va al di là delle vere responsabilità del politico in questione. Il popolo vuole la ghigliottina, vuole la testa dei potenti».

Significa che c'è parecchio rancore nelle pance della gente?

«C'è molta invidia verso l'élite, verso chi ce l'ha fatta ed è emerso. Chi è salito al potere e sbaglia viene distrutto. L'invidia è forte soprattutto in chi è frustrato e non ha raggiunto i suoi obbiettivi».

Capisco che un politico possa non stare simpatico, ma i commenti di odio sembrano non riconoscere minimamente alcun merito a Formigoni, che comunque è stato eletto e rieletto.

«Con l'arresto e la gogna mediatica, Formigoni è diventato solo lo specchio della frustrazione della gente, i suoi meriti sono spariti, dimenticati. Quando parte la slavina, non fa feriti, travolge tutto e tutti. Senza lucidità. A Barabba non viene riconosciuta nemmeno una qualità».

Secondo lei, al di là della condanna, Formigoni ha sbagliato a livello di atteggiamento, di immagine?

«Diciamo chiaramente: chi se la prende con il Celeste non sono santi e madonne. Anzi, è gente che al suo posto avrebbe fatto ben di peggio. La tendenza resta comunque quella di abbattere il potere, un po' come un tempo facevano i bolscevichi con gli Zar. È vero che in quel caso gli Zar erano tali per ragioni di sangue e non ci erano arrivati per merito, ma nella pancia della gente è la stessa cosa».

La meritocrazia dimenticata e l'immagine della vecchia classe politica da distruggere. Sembra il terreno perfetto per far attecchire i concetti grillini.

«Ed è proprio quello che è accaduto. I nuovi politici hanno fatto leva proprio su questi sentimenti irrazionali di ribellione. E con alcune iniziative, come il reddito di cittadinanza, sono andati nella direzione opposta rispetto alla meritocrazia».

Nella vicenda giudiziaria di Formigoni c'erano yacht, vacanze pagate, soldi, lusso. Un menù perfetto per renderlo antipatico.

«Assolutamente. Nelle persone si sviluppa un sentimento che all'inizio fa semplicemente dire beato lui ma che poi diventa invidia distruttiva quando riconosci la distanza dalla tua condizione economica. Da qui il godimento per il Re che rimane nudo».

I social hanno fatto il resto.

«Sono stati un amplificatore di odio. Rappresentano il cacio sui maccheroni per gli invidiosi. Non ci metti la faccia, puoi scrivere quel che vuoi come in uno sfogatoio, puoi dare del delinquente a una persona senza pagarne le conseguenze. Insomma, la gente ha bisogno di affermare il suo diritto di dire la sua verità».

E l'unica via che trova sono i commenti on line di 280 caratteri?

«Quella dei social è una pseudo democrazia ma quando lo capiremo sarà davvero troppo tardi. Per ora molti si sentono appagati dal fatto di avere la parola parimenti ai potenti, all'élite che odiano».

Torneremo a ragionare?

«In noi c'è un lato terribile è cioè siamo ancora quelli che ridono per la signora che cade scivolando sulla buccia di banana. Le disgrazie altrui, in questo caso quella di Formigoni, ci attraggono e nel commentarle mettiamo in atto quel cinismo e quel gusto voyerista che in un certo senso sono innati, ancestrali».

Come usciremo dalla cultura dell'odio?

«Spero che in Italia si ritrovi la gentilezza. Quella signorilità d'animo, quell'eleganza che non viene data né dai soldi né da tre lauree. È quel rispetto che porta a vedere prima l'uomo che l'avversario, a provare compassione umana, a riconoscere i meriti del nemico e a togliersi il cappello al passaggio della sua bara».

Una signorilità da cui siamo un po' lontani.

«La gente e i politici che oggi esultano o si prendono i meriti di questo arresto capiscano che il vento

può girare da un momento all'altro e tra poco si potrebbero trovare loro al posto di Formigoni. In nome dell'irrazionalità. Basta che un sindaco grillino finisca davanti a un tribunale e le parti si invertono in un attimo».

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