La fronda irrita Berlusconi: «Basta critiche strumentali»

Il leader azzurro è stufo delle polemiche interne e ribadisce la posizione del partito: ora voteremo solo ciò che ci convince

La fronda irrita Berlusconi: «Basta critiche strumentali»

«M a come? Anche adesso che Renzi ha stracciato il patto del Nazareno Raffaele non è contento? Allora le sue sono critiche strumentali...». Il Cavaliere scuote la testa e sbuffa. Ce l'ha con il premier perché di lui s'è fidato, salvandogli la pelle politica almeno una decina di volte, e in cambio ha ricevuto e riceve solo sberle. Ma ce l'ha anche con l'eurodeputato pugliese che di tregua non ne vuole sapere perché dice: «Non mi fido. E se non vedo non credo». Si riferisce, Fitto, al Patto del Nazareno, a parole andato in frantumi. Sarà vero? Berlusconi giura che sì, che il soccorso azzurro non arriverà più; Fitto continua a crederci poco e non fa un passo verso il Cavaliere. Ribadisce di pretendere l'azzeramento dei vertici del partito e promette di far proseliti dal basso, a cominciare dalla periferia dell'Impero azzurro in preoccupante fibrillazione. Girerà l'Italia in lungo e in largo per intercettare i malumori di sindaci, consiglieri comunali e militanti forzisti, scettici della politica di «non belligeranza» nei confronti del Pd tenuta fino ad ora. Cosa che a Berlusconi non piace affatto. Il Cavaliere legge le mosse dell'ex governatore della Puglia con fastidio: «Continua ad attaccarmi anche quando gli do ragione. E continua ad andare in tv ad attaccarmi. Adesso mi ha proprio stufato».

Il problema è che ormai Forza Italia è sferzata dal vento delle correnti e non c'è solo quella di Fitto a scuotere il partito. Tra gli azzurri c'è anche chi ritiene che, al netto dello schiaffo ricevuto da Renzi sul Colle, sia comunque più conveniente rimanere attaccati al premier; questioni di realpolitik. Sono quelli che leggono la mossa del governo sulle frequenze tv digitali come una ritorsione renziana allo sbrego del patto del Nazareno. In prima fila c'è Verdini ma di parlamentari che la pensano come lui ce ne sono parecchi. Già, le aziende. Anche ieri Berlusconi, che verso sera ha lasciato Roma per tornare ad Arcore, ha avuto modo di chiacchierare a lungo con Fedele Confalonieri. Che farà d'ora in avanti Forza Italia? La linea di Berlusconi sembra mediana: denunciare con forza che il patto l'ha rotto Renzi; e quindi negare qualsiasi ciambella di salvataggio al governo. Tuttavia non ci si spingerà a fare un'opposizione preconcetta. «Qualcosa la voteremo - ammette un big azzurro - Anche perché sarebbe difficile da spiegare agli italiani che votiamo “no” a qualcosa a cui mesi prima abbiamo detto “s씻. E il Cavaliere concorda: «Votiamo solo quello che ci convince».

I «nazareni» senza se e senza ma, intanto, sostengono che ormai le partite di Italicum e riforma del Senato sono partite perse. Renzi, alla Camera, i numeri ce li ha (un centinaio di deputati in più); discorso diverso al Senato dove il premier ha la maggioranza più ballerina. «Ma è in arrivo una pattuglia di grillini. Almeno dieci se non di più - avvertono i verdiniani - E se è così tanto vale starci noi, no?». Una tesi che non convince appieno Berlusconi che sa bene cosa vuol dire governare grazie alla stampella dei responsabili: si sta in piedi ma non si corre; si cammina, anzi, si zoppica. Così, la linea dettata dal Cavaliere è quella di fare la voce grossa ma senza sbraitare. Di chiudere la porta ma non a chiave.

Posizione difficile da tenere e, soprattutto, difficile da spiegare agli italiani.

Ecco perché questo week end il Cavaliere lavorerà di cesello a un discorso che, presumibilmente, verrà fatto alla Camera dal capogruppo Brunetta: un intervento che vuole essere il faro della linea berlusconiana da qui in avanti e a cui tutti i forzisti dovranno attenersi. Una sorta di richiamo all'ordine.

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