Governo senza pietà Arraffa 50 miliardi ma taglia le pensioni

Incassa gli acconti di Imu, Tasi e altri balzelli, però restituisce solo il 12% del dovuto per le indicizzazioni dei vitalizi. Un'altra promessa al vento

Governo senza pietà Arraffa 50 miliardi ma taglia le pensioni

Ieri lo Stato ha divorato 50 miliardi di cittadini e imprese. L'abbuffata di tasse e imposte (Irpef, Imu, Tasi, Tari e Iva su tutte) non comporta nessun vantaggio immediato per i cittadini. Basti pensare che ieri l'Ufficio parlamentare di bilancio ha quantificato con numeri inequivocabili la «mancia» che il governo restituirà ai pensionati a titolo di compensazione dopo la sentenza della Consulta che ha bocciato il blocco dell'indicizzazione degli assegni: si tratta di un misero 12% del totale dovuto.

I conti del super-incasso di ieri li ha fatti, come di consueto, la Cgia di Mestre. Si tratta di un triste appuntamento semestrale che dimostra come il governo Renzi e il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, non abbiano saputo invertire la rotta della spesa pubblica, continuando a pigiare sull'acceleratore della pressione fiscale. Il prezzo più alto ieri lo hanno pagato le imprese sia in valore assoluto (28 miliardi di prelievo complessivo) che a livello relativo, poiché il versamento delle ritenute Irpef dei dipendenti e dei collaboratori vale circa 10,4 miliardi di euro, il gettito più elevato tra i tributi riscossi ieri.

A seguire l'acconto dell'Imu sulle seconde case e sugli immobili strumentali che vale 10,1 miliardi, un balzello che si accoppia con la Tasi (2,3 miliardi dei quali 1,65 versati dai possessori di prime abitazioni) risucchiando oltre 12 miliardi di risorse dai contribuenti. A questo si aggiunge la Tari, la tariffa sui rifiuti. La Cgia di Mestre ha ipotizzato che ciascun Comune la suddivida in quattro rate (ma il livello minimo di rateazione è di due tranche) e che pertanto ieri siano stati incassati 1,9 miliardi sui 7,6 complessivi che ha fruttato l'anno scorso.

Non vanno, infine dimenticate l'Ires (imposta sui redditi delle società di capitali) che, tra versamento del saldo 2014 e dell'acconto 2015, porterà nelle casse dello Stato 9,1 miliardi, l'Iva (6,8 miliardi) e l'Irap (4 miliardi). «Cinquanta miliardi sono una cifra da far tremare i polsi», ha chiosato il segretario generale della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi. Ed è difficile dargli torto considerato che questi soldi finanziano l'infimo livello qualitativo dei servizi pubblici.

Come detto, ciò che viene preso con una mano non viene restituito con l'altra. Il decreto del governo che applica la sentenza della Corte costituzionale sul blocco della perequazione sulle pensioni prevede, infatti, «una restituzione assai parziale, meno del 12% del totale, della mancata indicizzazione» ma «concentra le limitate risorse nelle classi di pensionati con redditi più bassi». È quanto ha scritto l'ufficio parlamentare di bilancio in un documento, spiegando che ai pensionati con redditi tra tre e quattro volte il minimo (tra i 1.500 e i 2.000 euro al mese) andrà il 67,5% delle risorse stanziate dal governo (2,8 miliardi di euro lordi nel complesso, 2,2 al netto del fisco). In cifre, si può affermare che gli assegni «una tantum» dovrebbero variare da 816,4 euro per le fasce più basse a 319,8 euro per quelle più alte. La compensazione integrale per il triennio 2012-2014 sarebbe rispettivamente ammontata a 3.008 euro e a 4.157 euro. Pertanto, il provvedimento di Renzi ridà indietro tra il 27,1% e il 7,7% della somma complessivamente maturata.

La conseguenza ultima - ma questa non è una novità - è che «il tesoretto è svanito», come ha spiegato il presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio, Giuseppe Pisauro. Lo spazio per elargire qualche «bonus», al momento, non esiste. Alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, Pisauro ha ribadito le perplessità già espresse nei mesi scorsi sul margine di manovra indicato nel Def.

«In sede di assestamento, rifacciamo il punto sui conti, e lì vediamo», ha spiegato precisando di non voler essere «una Cassandra, ma potrebbero insorgere altri fattori esogeni e peggiorare ulteriormente» uno scenario che il tax day di ieri ha sicuramente reso più funesto.

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