Chissà che Grillo non decida di tornare presto in tv o, almeno, nei tendastrisce. Come quando prima di scendere in politica predicava per gioco, tutto sudato e indignatissimo a bistrattare il pubblico come ai tempi di Mamma Rai. Quelli sì, erano ascolti. Ora Beppe si limita a svogliati videomessaggi a basso indice di gradimento. Settantatre secondi per invitare al voto i calabresi e salutare. Pochino. Perché i Cinque Stelle al 13% in Emilia-Romagna e poco più del 4 in Calabria nessuno se li sarebbe aspettati a un anno e mezzo da quel favoloso 25,5% alle Politiche. E ora la rete si interroga se non sia arrivato il momento di ripensare la tattica suicida e tornare in tv. Urge consenso, o presto tutti a casa a navigare in solitario. Da par suo Grillo non sembra temere sconquassi. «In Emilia Romagna - dice - ha vinto l'astensionismo, il rigetto del cittadino per la politica. La puzza è troppa, in particolare quella piddina. Si può dire che con questo livello di astensionismo ha perso solo la democrazia. Il fatto è che i cittadini hanno perso fiducia nei partiti, tanto, comunque fanno quello che vogliono. Neppure il bombardamento mediatico di Renzie può nulla contro la realtà quotidiana che è sotto gli occhi degli italiani».
Bestiale la domenica grillina, soprattutto in Calabria, dove il giovane partito è stato polverizzato non riuscendo a raccogliere neanche il 5% e restando senza consiglieri: al di sotto di Ncd e di liste come i Democratici progressisti (6,95%) e Calabria in rete (5,24). «Una débâcle » per l'ex grillino Giovanni Favia: «Ne sono una riprova le dimissioni del capogruppo riminese Camporesi. Che favoloso harakiri!». Ma il campanello d'allarme sarebbe dovuto suonare già dopo le amministrative di Reggio Calabria, dove Grillo - che pure da qui era partito per la traversata a nuoto dello Stretto - aveva racimolato un misero 2%. Dalle Europee di maggio i grillini hanno perso 405.935 voti (-284.480 in Emilia, -121.455 in Calabria). Scatta l'ora del dissidente. «Se il messaggio di Grillo è si fa così, punto e basta non va bene», aggiunge Tommaso Currò, deputato dissidente che chiede un direttivo. «Il problema è che talvolta abbiamo una linea ondivaga. Prendi Salvini: lui ha idee chiare, esempio sull'immigrazione. Noi? Talvolta decide la Rete, talvolta no. La base deve essere consultata ma deve esserci un direttivo che decide come accade in tutti i partiti. Non basta Grillo!». Domani dovrebbe tenersi l'assemblea congiunta di deputati e senatori e in quell'occasione si aprirà il dibattito sulla mazzata elettorale. Dibattito già aperto. Il deputato 5 stelle calabrese Barbanti lamenta l'assenza del «trascinatore Grillo» in un territorio difficile come la Calabria. «Sarebbe dovuto venire, che errore».
Così, più passa il tempo e più viene nostalgia della tv. Tanti parlamentari pentastellati sarebbero stati invitati nelle ultime settimane: tra l'altro, anche non in tradizionali talk show ma in programmi «sicuri» nell'ottica di M5S, con interviste in collegamento e quindi senza il confronto diretto con altri partiti.
Anche in quel caso, però, risposta negativa. La deputata bolognese Mara Mucci ammette: «Il fronte dei media tradizionali va subito rivisto: con i due Mattei, Renzi e Salvini ovunque la percezione di chi non ci segue sui social è che non esistiamo proprio».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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