Cronache

Guerriglia continua: altre vittime e feriti. Coprifuoco in 25 città. Linea dura di Trump: "Antifa terroristi"

Non si placano le rivolte dopo l'uccisione di George Floyd. Negozi bruciati, pattuglie prese di mira. A New York un Suv della polizia sulla folla: aperta un'inchiesta. Il presidente difende "soltanto chi manifesta pacificamente"

Guerriglia continua: altre vittime e feriti. Coprifuoco in 25 città. Linea dura di Trump: "Antifa terroristi"

L'America è ormai un unico grande campo di battaglia. Il sabato di proteste per la morte dell'afroamericano George Floyd a Minneapolis, iniziato in modo pacifico, si è trasformato in una notte di fuoco e furia ai quattro angoli del Paese. A Indianapolis una persona è morta e almeno tre sono rimaste ferite da colpi di arma da fuoco. A Jacksonville, in Florida, un agente è stato pugnalato al collo ed è attualmente in ospedale. Lo sceriffo Mike Williams ha spiegato che anche altri poliziotti sono stati attaccati dai rivoltosi e colpiti con pietre e mattoni durante le proteste in città. Soltanto a New York, nei disordini scoppiati nella notte tra sabato e domenica sia a Brooklyn che a Manhattan, sono rimasti feriti 33 agenti, alcuni in modo grave, ma nessun in pericolo di vita. Almeno 47 veicoli della polizia sono stati danneggiati o distrutti, e 345 persone sono finite in manette. Nella Grande Mela è polemica per un video che mostra una camionetta della polizia mentre carica un gruppo di manifestanti che avevano assalito il veicolo. Il sindaco Bill de Blasio ha dichiarato che l'incidente è oggetto di inchiesta, sottolineando però che gli agenti potrebbero non aver avuto altra scelta.

In totale, dall'inizio delle proteste, gli arresti sono stati almeno 1.400 in 17 città Usa. Dopo gli ultimi episodi di violenza almeno 25 città in 16 Stati hanno imposto il coprifuoco, da Los Angeles a Denver, da Miami ad Atlanta, passando per Chicago, Minneapolis, Cleveland, Portland, Philadelphia e Charleston. La Guardia Nazionale è stata attivata in 12 Stati e nel District of Columbia, dove si trova la capitale Washington. Scene di vera e propria guerriglia urbana si sono viste a Los Angeles, in California, dove i manifestanti hanno distrutto vetrine dei negozi, dato alle fiamme e danneggiato decine di auto ed edifici, imbrattato i muri di interi isolati. Il sindaco Eric Garcetti ha chiesto al governatore Gavin Newsom da 500 a 700 membri della Guardia nazionale, che sono arrivati in città ieri per aiutare le forze dell'ordine locali a «mantenere la pace e la sicurezza nelle strade». A San Francisco, manifestanti che poco sembrano avere a che fare con la lotta per i diritti razziali, hanno fatto irruzione nell'iconica Union Square saccheggiando i negozi di Coach, Salvatore Ferragamo, e Victoria's Secret. «Non possiamo tollerare la violenza e il vandalismo», ha commentato il sindaco, London Breed, che ha imposto il coprifuoco e chiesto il dispiegamento della Guardia nazionale.

Nuova serata di proteste anche davanti alla Casa Bianca, dove si sono radunate centinaia di persone: le forze dell'ordine hanno usato lo spray urticante per disperdere la folla, ma alcuni hanno sfondato le barricate e dato alle fiamme un bidone della spazzatura. Parlando da Cape Canaveral, dove ha seguito lo storico lancio della navicella Crew Dragon di SpaceX, il presidente Donald Trump ha definito la morte di Floyd «una grande tragedia», sottolineando tuttavia che la sua memoria è stata disonorata da rivoltosi, saccheggiatori e anarchici». Il Comandante in Capo ha poi annunciato che «gli Usa designeranno Antifa come organizzazione terroristica». Il tycoon ha difeso «il diritto a manifestare pacificamente», ma ha condannato gli scontri, promettendo: «La mia amministrazione fermerà la violenza di massa». E non è mancato un affondo nei confronti dei media: «Fanno tutto ciò che è in loro potere per fomentare odio e anarchia». Le autorità americane, dal presidente al ministro della Giustizia Willam Barr, dal governatore democratico del Minnesota Tim Walz alla polizia locale, hanno intanto attribuito a «infiltrati» esterni le responsabilità delle violenze a Minneapolis e non solo. «Il caos che ancora regna in città non ha più nulla a che vedere con la morte di Floyd. Stanno solo usando il suo nome», ha avvertito Walz, sottolineando che l'80% dei rivoltosi arriva da fuori. Tesi rilanciata via Twitter da Trump, che ha puntato il dito contro «l'Antifa e la sinistra radicale».

Alcuni esponenti politici, soprattutto democratici, affermano che tra gli infiltrati ci sarebbero anche elementi di gruppi suprematisti, tesi che, al momento, non trova riscontro.

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