Giù il cappello davanti a Emma Bonino, che ha sempre fatto politica coi radicali, qualche volta male (a nostro sommesso giudizio) e spesso bene, dedicando molta attenzione agli elettori e poca a se stessa. Nel momento più difficile della sua vita sta dimostrando carattere di ferro, nonché coerenza col proprio pensiero, al punto da lasciarci sbalorditi. Ha raccontato il suo dramma senza cedere alla tentazione di nascondersi per sfuggire alla verità, come fanno molti di noi, incapaci di affrontare la malattia.
La patologia di Emma, la donna di partito più conosciuta (e apprezzata), è grave, quella che suscita angoscia soltanto a nominarla: cancro. «Ce l'ho al polmone», ha detto con una lacrima che le scendeva dal volto magro. «E ci vorranno sei mesi di chemio per tentare di soffocarlo, evitando che sia lui a soffocare me».
Questo si chiama senso di responsabilità: parlare pubblicamente del proprio tumore significa prenderne atto e cercare di guarirlo, tenerlo a bada, resistere alle sue aggressioni. Significa altresì far sapere a tutti che l'alieno, come definiva il cancro Oriana Fallaci (che ne è morta dopo 10 anni di combattimenti, ciò che le ha consentito di finire il suo ultimo libro, Un cappello pieno di ciliege ), non è invincibile, si può convivere a lungo con esso. Basta avere la forza d'animo di non soccombergli al primo attacco.
L'onorevole Bonino ha scelto il modo migliore per aiutare se stessa e l'umanità, facendoci capire di confidare nella modernità, cui si devono terapie adeguate, idonee a contenere la paura e a battere il nemico del secolo.
Da lei, protagonista di tante lotte finalizzate a ottenere diritti civili, ci arriva un'altra lezione di coraggio e di stile, della quale le siamo grati, augurandoci di averla imparata ed eventualmente di essere capaci di metterla in pratica. Non è affatto strano che il buon esempio venga da due donne, Bonino e Fallaci, alle quali esprimiamo la nostra ammirazione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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