Lo scontro tra Mario Draghi e il Cremlino a margine del G7, testimonia l'attivismo italiano a livello internazionale in particolare nella partita energetica per ottenere un tetto al prezzo del gas. Il premier ha smentito la partecipazione in presenza di Vladimir Putin al prossimo G20 in Indonesia citando le parole del presidente indonesiano Widodo: «È stato categorico: non verrà. In presenza non ci sarà. Non so quel che può succedere, forse un intervento da remoto, vedremo», suscitando l'immediata reazione di Mosca attraverso il consigliere presidenziale russo Yuri Ushakov: «Non è il premier Draghi a decidere sulla partecipazione di Putin al vertice». Già prima delle parole di Draghi era avvenuto un botta e risposta tra la Russia e i paesi del G7 con la diffusione della nota conclusiva del summit e il riferimento a un tetto sul prezzo del gas temporaneo che, secondo il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, deve essere discusso con Gazprom.
Archiviate le divergenze dei giorni passati, i leader del G7 sono arrivati a un punto di incontro come emerge dalla dichiarazione conclusiva: «Riaffermiamo il nostro impegno a eliminare gradualmente la nostra dipendenza dall'energia russa. Inoltre, esploreremo ulteriori misure per impedire alla Russia di trarre profitto dalla sua guerra di aggressione». L'obiettivo è l'eliminazione del petrolio russo dai mercati interni dei paesi del G7 cercando soluzioni che sostengano «la stabilità nei mercati energetici globali, riducendo al minimo gli impatti economici negativi, soprattutto nei paesi a basso e medio reddito». Si arriva così al passaggio sul price cap: «A questo proposito, accogliamo con favore la decisione dell'Unione Europea di esplorare con i partner internazionali modi per frenare l'aumento dei prezzi dell'energia, compresa la fattibilità dell'introduzione di massimali temporanei per i prezzi all'importazione». Per verificarne la fattibilità, i leader hanno incaricato i ministri competenti di valutarla con urgenza. Nonostante non manchino le criticità (in primis tra i paesi Ue), si tratta di un punto di partenza e Draghi non ha nascosto la propria soddisfazione: «Questo G7 è stato un successo, i nostri Paesi hanno riaffermato piena e grande coesione, grande unità di vedute in particolare per quanto riguarda la guerra in Ucraina e le sue conseguenze» aggiungendo: «Abbiamo riaffermato il nostro impegno sul fronte delle sanzioni, che è essenziale per riportare la Russia al tavolo dei negoziati». Partendo da questi presupposti e dalla condivisione di limitare i finanziamenti alla Russia rimuovendo le cause dell'inflazione, il premier ha precisato: «Abbiamo dato mandato ai ministri su come applicare un price cap sul gas e sul petrolio. L'Ue accelererà il suo lavoro sul tetto al prezzo del gas, una decisione che accogliamo con favore». Da qui la necessità di una decisione prima di ottobre (scadenza prefissata dal Consiglio europeo) aumentando le contromisure per non farsi trovare impreparati con l'arrivo dell'inverno: «Per ora è difficile capire cosa farà la Russia col gas, andiamo avanti cercando di prepararci, aumentando gli stock e gli investimenti nelle rinnovabili e anche gli investimenti di lungo periodo nelle rinnovabili nei Paesi in via di sviluppo». Se i leader sono d'accordo sull'obiettivo di diminuire e poi abbandonare le forniture di gas e petrolio, sono però consapevoli dell'imprescindibilità del gas come fonte energetica nel breve periodo come affermato dal cancelliere tedesco Olaf Scholz: «Bisogna rendersi conto che il futuro non è nel gas» ma «nel breve termine il gas sarà necessario». Scholz si è poi riferito all'implementazione del price cap sul petrolio definendolo «un obiettivo ambizioso, che richiede molti presupposti e che sarà legato a molto lavoro» e ha ribadito la necessità di rimanere uniti perché «Putin non deve vincere questa guerra». Concetto ribadito anche dal presidente francese Emmanuel Macron.
La strada di eliminare gas e petrolio russo è condivisa anche dal segretario generale della Nato Jens Stoltenberg che ha messo in guardia dai «rischi di essere dipendenti da materie prime che giungono dai regimi autoritari», riferendosi anche alla Cina: «Molti minerali necessari alle tecnologie verdi arrivano dalla Cina, dobbiamo diversificare le risorse energetiche e i fornitori».
Non a caso, nella dichiarazione finale del G7, è rivolto un invito alle autorità cinesi per «fare pressione sulla Russia affinché cessi la sua aggressione militare e ritiri immediatamente e incondizionatamente le sue truppe» dall'Ucraina. Man mano che la transizione ecologica avanza, la sfida energetica si sposterà da Mosca a Pechino e i leader del G7 ne sono consapevoli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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